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Storia dell’atomo: dalle prime teorie ai modelli quantici
Spesso, nei test di ammissione a corsi di chimica e materie scientifiche, vengono poste domande del tipo: Come si è sviluppato il concetto di atomo nel corso della storia? Quali leggi hanno permesso di spiegare il comportamento della materia? In che modo si sono evoluti i modelli atomici fino a quelli più recenti? Oggi esaminiamo questi temi in modo approfondito, illustrando tutto ciò che è essenziale conoscere. I Primi Concetti di Atomo La concezione di atomo affonda le sue radici nell’antichità: già Democrito, intorno al 400 a.C., ne parlava come una particella indivisibile. Tuttavia, solo secoli più tardi si è arrivati a una teoria con basi sperimentali, fornendo misure e spiegazioni legate al comportamento osservabile della materia. Le Leggi Fondamentali: Lavoisier e Proust Con lo studio delle reazioni chimiche, sono emerse due leggi cruciali: Legge di conservazione della massa (Lavoisier, 1783) In una reazione chimica, la somma delle masse dei reagenti eguaglia la somma delle masse dei prodotti. Legge delle proporzioni definite (Proust, 1799) In una sostanza pura, gli elementi che la compongono si combinano sempre secondo un rapporto in peso costante. Da qui la distinzione tra composti, la cui composizione risulta fissa, e miscugli, in cui essa può variare. La Teoria Atomica di Dalton Sfruttando queste basi, Dalton, nel 1802, propose che: Tutti gli elementi sono formati da particelle piccolissime chiamate atomi. Gli atomi di uno stesso elemento sono uguali tra loro. Gli atomi di elementi diversi presentano proprietà differenti. Nelle reazioni chimiche gli atomi conservano la propria identità. Gli atomi di elementi diversi possono combinarsi tra loro in rapporti fissi, generando i composti. Sulla base di questa teoria, Dalton chiarì ulteriormente il concetto di legge delle proporzioni multiple (1803): quando due elementi si uniscono per formare più di un composto, le quantità di uno che si combinano con una quantità fissa dell’altro stanno fra loro in rapporti semplici esprimibili da numeri interi. Il Modello di Rutherford (1911) Da osservazioni sperimentali, emerse che l’atomo non poteva essere una sfera piena di carica positiva (come pensato precedentemente). Rutherford propose che l’atomo fosse composto da: Un nucleo centrale in cui si concentrano protoni (carichi positivamente) e neutroni (privi di carica), con massa quasi totalitaria dell’atomo. Elettroni (carichi negativamente) in movimento intorno al nucleo in numero tale da bilanciare la carica positiva dei protoni, rendendo l’atomo neutro. Questo portò all’idea che il numero atomico (Z) corrisponde alla quantità di protoni nel nucleo e che gli elettroni partecipano ai processi chimici, mentre protoni e neutroni rimangono nel nucleo. Il Modello di Bohr (1913) Per spiegare come gli elettroni potessero muoversi stabilmente intorno al nucleo senza “cadere” su di esso, Bohr ipotizzò l’esistenza di orbite stazionarie o stati stazionari. Secondo Bohr: Gli elettroni orbitano a distanze specifiche dal nucleo senza emettere energia. Ognuna di queste orbite è definita da un numero quantico principale (n) e ha un’energia ben determinata. Quando un elettrone cambia orbita, assorbe o emette un fotone la cui energia è data dalla differenza di energia fra le due orbite coinvolte. Il Modello Ondulatorio dell’Atomo (1930) Studi più approfonditi (Heisenberg, Schrödinger) introdussero l’idea che l’elettrone non percorra un’orbita ben definita ma occupi una regione di spazio in cui è possibile trovarlo con una certa probabilità. Da qui nasce il concetto di orbitale, ossia una funzione matematica che descrive la nuvola elettronica. Principio di Indeterminazione di Heisenberg È impossibile conoscere simultaneamente con precisione assoluta la posizione e la velocità (o quantità di moto) di una particella subatomica. Di conseguenza, il movimento degli elettroni attorno al nucleo si descrive in termini probabilistici. Numeri Quantici Per definire un orbitale e l’elettrone che lo occupa, si usano quattro numeri quantici: n (numero quantico principale): indica il livello energetico e le dimensioni dell’orbitale (n=1,2,3…). l (numero quantico secondario o angolare): descrive la forma dell’orbitale (s, p, d, f). m (numero quantico magnetico): definisce l’orientamento dell’orbitale nello spazio. m_s (numero quantico di spin): indica il senso di rotazione dell’elettrone attorno al proprio asse (+1/2 o -1/2). Ogni sottolivello energetico (s, p, d, f) può contenere un numero massimo di elettroni specifico: s: 2 elettroni p: 6 elettroni d: 10 elettroni f: 14 elettroni Il livello energetico con numero quantico n può quindi ospitare al massimo 2n^2 elettroni. Non fare altri errori! Se questi concetti sull’atomo ti sembrano numerosi e talvolta complessi, TestBuddy può aiutarti a fare chiarezza e a memorizzarli con facilità. Grazie a un’ampia raccolta di quesiti aggiornati, simulazioni personalizzabili e un manuale digitale ricco di spiegazioni, potrai esercitarti su ogni fase dello sviluppo del modello atomico e su tutte le leggi fondamentali della chimica. Inoltre, con il tutor virtuale Buddy disponibile 24/7, i tuoi dubbi verranno risolti in tempo reale, garantendoti una preparazione solida e mirata per superare con sicurezza il tuo test di ammissione. Prova TestBuddy adesso e dai una spinta al tuo studio!

La membrana cellulare nei Test d’Ingresso: Struttura, Componenti e Funzioni
Spesso, nelle prove di accesso a facoltà scientifiche o in diversi test di biologia e materie affini, ci si ritrova di fronte a domande come: Che cos’è la membrana cellulare? Quali sono i suoi principali componenti? Quali funzioni svolge per la vita della cellula? In questo articolo, approfondiremo in modo scorrevole questi argomenti, fornendo tutte le nozioni fondamentali per chi deve prepararsi a rispondere in modo chiaro e completo. Struttura della membrana cellulare La membrana cellulare è un rivestimento estremamente sottile, dello spessore di circa 7-9 nm, che circonda la cellula e separa l’ambiente interno da quello esterno. Questo confine consente di regolare lo scambio di sostanze e segnali, mantenendo un equilibrio tra ciò che entra e ciò che esce. Al suo interno troviamo soprattutto fosfolipidi e proteine, ma sono presenti in quantità minori anche colesterolo e glicolipidi. I Fosfolipidi e la Formazione del Doppio Strato I fosfolipidi sono molecole anfipatiche, ovvero presentano una testa polare (idrofila) e due code apolari (idrofobe). Quando si trovano in un ambiente acquoso, tendono spontaneamente a organizzarsi in un doppio strato: le teste, essendo attratte dall’acqua, si orientano verso l’esterno e l’interno della cellula, mentre le code idrofobe si riuniscono al centro, creando una barriera compatta. La Componente Glucidica: Glicolipidi, Glicoproteine e Proteoglicani Sul versante esterno della membrana, alcune molecole di fosfolipidi si combinano con una parte glucidica, dando vita ai glicolipidi. Allo stesso modo, molte proteine di membrana possono essere associate a zuccheri, formando le glicoproteine (se i carboidrati sono di dimensioni ridotte) oppure i proteoglicani (quando le catene glucidiche sono molto estese). Queste molecole glucidiche situate all’esterno della cellula costituiscono un rivestimento protettivo, talvolta chiamato glicocalice, che svolge diverse funzioni, tra cui il riconoscimento cellulare e la protezione meccanica. In alcuni organismi o particolari condizioni, la cellula può essere circondata anche da una matrice extracellulare a base di carboidrati e proteine fibrose. Le Proteine di Membrana e il Modello a Mosaico Fluido Le proteine di membrana possono essere: Integrali o intrinseche: attraversano parzialmente o completamente il doppio strato di fosfolipidi. Periferiche o estrinseche: si trovano sul versante interno o esterno della membrana, legate a interazioni di tipo ionico o elettrostatico. Queste proteine possono svolgere numerose attività fondamentali: Enzimi che accelerano reazioni chimiche specifiche. Proteine di trasporto che consentono il passaggio di molecole, ioni o sostanze nutritive. Recettori cellulari in grado di riconoscere e legare specifiche molecole (ormoni o neurotrasmettitori), avviando processi di segnalazione. Tutte queste componenti (fosfolipidi, proteine e carboidrati) sono libere di muoversi lateralmente all’interno del doppio strato: è questa caratteristica dinamica a definire il modello a mosaico fluido della membrana. Funzioni Principali della Membrana Cellulare Riassumendo le sue funzioni, la membrana cellulare svolge un ruolo: Strutturale: definisce la forma della cellula e costituisce una barriera fisica. Funzionale: regola gli scambi di ioni, sostanze nutritive e prodotti di scarto. Di comunicazione: grazie a recettori e proteine di superficie, partecipa a processi di riconoscimento, adesione e risposta a segnali esterni. Esercizi sulla membrana plasmatica Se ti stai preparando per un test d’ingresso e vuoi approfondire in modo mirato argomenti come la membrana cellulare (e tanti altri temi di biologia), TestBuddy è la piattaforma che può fare la differenza. Grazie a migliaia di quesiti aggiornati, simulazioni personalizzabili e un manuale digitale completo, hai tutto ciò che ti serve per mettere a fuoco i concetti chiave e allenarti con esercitazioni mirate. Inoltre, con l’assistente virtuale Buddy disponibile 24/7, non dovrai più temere dubbi dell’ultimo minuto: avrai un tutor sempre pronto a risolvere i tuoi quesiti, passo dopo passo. Prova TestBuddy ora per un metodo di studio che rende la biologia – e tutte le altre materie scientifiche – più semplice ed efficace!

Ciclo ovarico e fecondazione: guida per i test di ammissione
Capita spesso che nei quiz a crocette vengano poste domande sul funzionamento dell’apparato riproduttore femminile, in particolare su come si formano i gameti, quali modificazioni avvengono durante il ciclo e dove ha luogo la fecondazione. Questa spiegazione chiarisce in modo completo i concetti chiave necessari per rispondere correttamente ai quesiti più comuni. Apparato riproduttore femminile Le ovaie, gonadi femminili, sono due organi di circa 3 cm localizzati nell’addome inferiore. Al loro interno si trovano migliaia di follicoli che contengono e nutrono le cellule uovo (o ovociti) ancora immature. Queste strutture producono anche gli estrogeni, ormoni sessuali di grande importanza. Ogni ovaia è connessa a un canale chiamato tuba di Falloppio (o ovidotto), che accoglie mensilmente la cellula uovo rilasciata. L’ovocita viene sospinto lungo l’ovidotto dalle ciglia della mucosa interna. Le tube si aprono nell’utero, un organo cavo dotato di miometrio (spesso strato muscolare) e endometrio (mucosa interna che si modifica ciclicamente). La parte inferiore dell’utero, chiamata cervice o collo uterino, si prolunga nella vagina. Qui vengono depositati gli spermatozoi durante il rapporto sessuale, ed è anche il canale attraverso cui avviene la nascita. L’insieme dei genitali esterni femminili è indicato come vulva. Il ciclo ovarico Il ciclo ovarico è un processo controllato da ormoni ipofisari (in particolare FSH e LH) e caratterizzato da cambiamenti periodici che interessano follicoli, ovaie e mucosa uterina. Dalla pubertà in poi, ogni mese un gruppo di follicoli inizia a crescere; uno di questi diventerà dominante e porterà a maturazione una cellula uovo. Fase follicolare (o preovulatoria): dal 5° al 14° giorno di un tipico ciclo di 28 giorni, il follicolo che si sta sviluppando produce quantità crescenti di estrogeni. Intanto l’ovocita primario dentro il follicolo completa la meiosi I e diventa ovocita secondario, fermandosi però a metà della meiosi II. Ovulazione: intorno al 14° giorno, l’aumento di LH provoca la rottura del follicolo maturo e la liberazione dell’ovocita secondario, che passa nella tuba di Falloppio. Fase luteinica (o postovulatoria): dal 15° al 28° giorno, la parte residua del follicolo si trasforma in corpo luteo, che rilascia estrogeni (in calo progressivo) e progesterone, mantenendo l’endometrio pronto all’impianto di un eventuale embrione. Se non avviene la fecondazione, il corpo luteo degenera e cala la produzione di ormoni, portando allo sfaldamento della mucosa uterina e alla mestruazione (1°-4° giorno del ciclo successivo). A differenza degli spermatozoi, prodotti in modo continuo per tutta la vita maschile a partire dalla pubertà, la formazione di cellule uovo è ciclica e si arresta intorno ai 50 anni di età, fase nota come menopausa. Fecondazione La fecondazione si verifica solitamente nell’ovidotto, entro 12-24 ore dalla liberazione dell’ovocita. Uno spermatozoo deve attraversare due strati protettivi (corona radiata e zona pellucida) grazie a enzimi rilasciati dall’acrosoma. Questa reazione acrosomiale permette poi il completamento della meiosi II da parte dell’ovocita, rendendo definitiva la formazione dello zigote. Se la fecondazione non accade in quel breve arco temporale, la cellula uovo degenererà e verrà eliminata. Placenta e annessi embrionali Dopo la fecondazione, lo zigote inizia la segmentazione (serie di divisioni cellulari) e si forma l’embrione, protetto e nutrito da membrane extraembrionali come amnios, corion, allantoide e sacco vitellino. Negli esseri umani, dalla fusione del corion con una zona dell’endometrio ricca di lacune sanguigne si sviluppa la placenta, struttura fondamentale per lo scambio di ossigeno, nutrienti e rifiuti tra madre e feto. Il contatto avviene tramite il cordone ombelicale, che unisce il feto alla placenta. La placenta produce inoltre ormoni essenziali per proseguire la gravidanza (tra cui gonadotropina corionica, estrogeni, progesterone e lattogeno placentare). L’amnios, invece, forma un sacco pieno di liquido amniotico in cui il feto rimane sospeso, al riparo da urti e pressioni. Dove studiare biologia per il test? Se vuoi padroneggiare tutte queste nozioni sull’apparato riproduttore femminile e non lasciare nulla al caso per il tuo test di ammissione, TestBuddy è la piattaforma ideale. Metti alla prova la tua preparazione con migliaia di quesiti aggiornati, ripassa la teoria con un manuale digitale completo e sfrutta le simulazioni d’esame per verificare ogni dettaglio. Grazie alle statistiche di rendimento e al tutor virtuale Buddy, potrai individuare velocemente i tuoi punti deboli e migliorare in modo mirato. Prova TestBuddy ora e studia con la massima efficienza: la tua preparazione non è mai stata così solida!

Come funzionano udito e recettori: guida per i quiz d’ingresso
Nei test di ingresso, compaiono spesso domande su come l’orecchio capti i suoni, su quali recettori permettano di percepire il tatto, il dolore, la temperatura e su come funzionino gusto e olfatto. Ecco una spiegazione chiara e completa dei punti da ricordare per rispondere correttamente. Orecchio e funzione uditiva L’orecchio permette di captare le onde sonore e di convertirle in impulsi nervosi. Inoltre, ha un ruolo essenziale nel mantenimento dell’equilibrio. Si suddivide in: Orecchio esterno: composto dal padiglione auricolare e dal condotto acustico. Orecchio medio: include il timpano e i tre ossicini dell’udito (martello, incudine e staffa). Orecchio interno: pieno di endolinfa, costituisce l’area dove le vibrazioni vengono trasformate in segnali nervosi. Orecchio esterno Il padiglione auricolare raccoglie le onde sonore e le convoglia al condotto acustico. Da qui, le onde raggiungono il timpano, una membrana che vibra in base alla frequenza dei suoni. Questa vibrazione trasmette il segnale all’orecchio medio. Orecchio medio Tramite un sistema di minuscole leve ossee (martello, incudine, staffa), le vibrazioni del timpano vengono amplificate e trasferite alla finestra ovale, che separa l’orecchio medio da quello interno. L’orecchio medio è collegato alla faringe tramite la tromba di Eustachio, un passaggio che consente il riequilibrio della pressione sui due lati del timpano. Questo canale è spesso chiuso, ma si apre quando si sbadiglia o si deglutisce. Orecchio interno Le vibrazioni provenienti dalla finestra ovale si trasmettono al liquido interno (endolinfa) e raggiungono la chiocciola (o coclea). Al suo interno si trova l’organo del Corti, dotato di cellule ciliate in contatto con la membrana tettoria. L’oscillazione delle cellule ciliate genera impulsi che corrono lungo il nervo acustico fino all’encefalo (specificamente ai talami, e successivamente al lobo temporale della corteccia cerebrale). Apparato vestibolare e equilibrio Oltre alla chiocciola, l’orecchio interno comprende il vestibolo, sede dell’equilibrio. È composto da: Utricolo e sacculo, due cavità piene di endolinfa e contenenti piccole particelle chiamate otoliti. Queste poggiano su cellule ciliate e spostandosi informano il sistema nervoso sulla posizione del corpo. Canali semicircolari, tre strutture orientate secondo piani diversi, contenenti cellule ciliate all’interno di dilatazioni dette ampolle. Anche qui, i movimenti dell’endolinfa stimolano le cellule a inviare segnali a midollo, cervelletto e centri encefalici superiori, regolando l’equilibrio. Recettori tattili La pelle contiene recettori che forniscono sensazioni tattili e rispondono a diversi tipi di pressione o contatto. Tra i più noti: Corpuscoli di Pacini, localizzati in profondità nel derma, sensibili a pressioni forti e improvvise. La densità dei recettori tattili varia nelle diverse zone del corpo: alcune aree, come mani e lingua, sono molto sensibili. Recettori del gusto e dell’olfatto Il gusto e l’olfatto dipendono da chemiorecettori, specializzati nel riconoscere sostanze chimiche disciolte. Recettori del gusto Le papille gustative sulla lingua ospitano i bottoni gustativi, formati da gruppi di cellule epiteliali che presentano all’esterno ciglia sensibili alle sostanze disciolte nella saliva. Le fibre sensoriali trasmettono le informazioni ai nervi cranici (7°, 9° e 10°). A seconda della zona della lingua, varia la sensibilità ai principali gusti (dolce, amaro, acido, salato). Recettori dell’olfatto Le cellule olfattive sono neuroni specializzati situati nell’epitelio olfattivo all’interno delle cavità nasali. Presentano bastoncelli olfattivi, immersi nel muco che riveste la mucosa nasale. Quando le molecole odorose si dissolvono in tale muco, si legano ai recettori dei bastoncelli e generano segnali nervosi che vengono convogliati al nervo olfattivo. Recettori del dolore I nocicettori o recettori del dolore sono terminazioni nervose libere in grado di rilevare situazioni potenzialmente dannose per l’organismo. Alcuni neuroni del sistema nervoso centrale possono rilasciare sostanze come endorfine ed encefaline, che attenuano la percezione del dolore. Recettori della temperatura Detti anche termocettori, percepiscono gli stimoli termici e contribuiscono alla regolazione della temperatura corporea. Si distinguono recettori dedicati al freddo, localizzati più superficialmente, e recettori per il caldo, situati più in profondità. Esercizi sull'udito per il test? Se desideri padroneggiare anche questi aspetti di anatomia e fisiologia nei test di ammissione, TestBuddy è la soluzione perfetta. 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AIDS e HIV: Cosa Sapere per i Test di Ingresso per l'università
Alcuni test di ingresso includono domande sulla sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS), in particolare sulle modalità di trasmissione, sulla proliferazione del virus e sulle conseguenze a livello immunitario. Qui si offre una spiegazione chiara di ciò che è necessario sapere per rispondere correttamente a tali quesiti. Che cos’è l’AIDS L’AIDS consiste in un insieme di patologie che compaiono quando il sistema immunitario risulta drasticamente compromesso. È causato dall’HIV (Human Immunodeficiency Virus), un virus a RNA che colpisce in modo specifico i linfociti T helper e i macrofagi. Quando il numero di linfociti T scende sotto una soglia critica, il corpo diventa vulnerabile a infezioni opportunistiche e tumori che un sistema immunitario efficiente avrebbe combattuto con successo. Il virus HIV L’HIV possiede un genoma a RNA e, dopo avere infettato l’organismo, si integra nelle cellule immunitarie. I bersagli principali sono i linfociti T helper (riconoscibili per la presenza del recettore CD4 sulla loro superficie) e i macrofagi. L’infezione può attraversare due fasi ben distinte: Fase di latenza: può durare anche 9-10 anni, durante i quali il numero di linfociti T si riduce progressivamente, spesso senza sintomi evidenti. Stadio di AIDS conclamato: quando il sistema immunitario collassa, emergono malattie opportunistiche (come polmoniti, tubercolosi, esofagiti, sarcoma di Kaposi e altre forme tumorali). Andamento clinico e terapie La progressione dalla fase asintomatica all’AIDS propriamente detto varia da persona a persona, influenzata da fattori genetici, caratteristiche del virus e condizioni igienico-sanitarie. Le attuali terapie antiretrovirali non eliminano del tutto l’HIV dall’organismo, ma: Abbassano drasticamente la copia virale nel sangue (viremia). Permettono al numero di linfociti T di risalire, mantenendo in salute il sistema immunitario. Con i trattamenti moderni, la sopravvivenza media dopo la diagnosi di AIDS conclamato è molto più lunga rispetto agli anni ’80, quando le cure erano limitate. Trasmissione e prevenzione Il contagio da HIV avviene per passaggio di sangue, sperma, secrezioni vaginali o latte materno di un soggetto infetto verso i tessuti di un’altra persona. Inizialmente si diffondeva in modo preponderante tra tossicodipendenti e omosessuali; oggi, la trasmissione eterosessuale rappresenta la via più comune, spesso attraverso rapporti sessuali non protetti. Nei paesi in cui sono ampiamente disponibili sia la terapia antiretrovirale sia le cure per le infezioni opportunistiche, la mortalità per AIDS si è considerevolmente ridotta, e la fase priva di sintomi gravi può protrarsi a lungo. Dove puoi esercitarti? Sei pronto ad affrontare anche i quesiti più complessi su HIV e AIDS nel tuo prossimo test di ammissione? Con TestBuddy puoi prepararti a 360°, grazie a migliaia di quesiti aggiornati, simulazioni d’esame su misura e un tutor virtuale sempre pronto a sciogliere ogni tuo dubbio. Approfondisci con lezioni teoriche mirate e monitora costantemente i tuoi progressi: TestBuddy è la piattaforma all-in-one che ti accompagna fino al giorno del test, assicurandoti una preparazione completa su ogni argomento. Provala ora!

Moto di caduta libera: Formule ed esempi per i Test di Ingresso
Moto uniformemente accelerato e caduta libera Quando un corpo si muove con accelerazione costante, si parla di moto uniformemente accelerato. Nel campo gravitazionale terrestre, la caduta libera (o moto naturalmente accelerato) è un esempio tipico di moto uniformemente accelerato. L’accelerazione gravitazionale si indica con g e ha un valore medio di circa 9,8 m/s², diretto verticalmente verso il basso (in direzione delle altezze decrescenti). Pur subendo piccole variazioni di latitudine e altitudine, g si considera costante vicino alla superficie terrestre. Leggi fondamentali per la caduta libera Indichiamo con h l’altezza di un corpo rispetto a un riferimento fisso (come il suolo). Se il moto è verticalmente verso il basso, la velocità iniziale si chiama v₀, l’accelerazione è -g (negativa se l’asse delle altezze cresce verso l’alto) e la posizione iniziale è h₀. Le formule del moto uniformemente accelerato diventano: $$h=h_0+v_0 t-\frac{1}{2} g t^2$$ h₀: altezza di partenza v₀: eventuale velocità iniziale t: tempo trascorso Se un corpo viene lasciato cadere senza velocità iniziale (cioè v₀ = 0 e h₀ è l’altezza di partenza), la distanza percorsa verso il basso dopo un tempo t è: $$h=-\frac{1}{2} g t^2$$ (dove il segno meno indica che l’altezza decresce rispetto all’origine scelta). Alcune formule utili in caduta libera: Tempo di caduta da un’altezza h₀ (se v₀ = 0): $$t_c=\sqrt{\frac{2 h_0}{g}}$$ Velocità finale alla fine della caduta: $$v_f=\sqrt{2 g h_0}$$ Se il corpo invece viene lanciato verso l’alto con velocità v₀, l’altezza massima hₘₐₓ raggiunta è: $$h_{\max }=\frac{v_0^2}{2 g}$$ e il tempo per arrivare a hₘₐₓ: $$ t_h=\frac{v_0}{g}$$ Esempio Si consideri un corpo di massa 10 kg (la massa non influenza i risultati di caduta libera) lanciato verso l’alto con una velocità iniziale di 12 m/s, partendo da terra (quindi h₀ = 0). Altezza massima raggiunta $$\mathrm{h}_{\max }=\frac{(12 \mathrm{~m} / \mathrm{s})^2}{2 \times 9,8 \mathrm{~m} / \mathrm{s}^2} \approx \frac{144}{19,6} \approx 7,35 \mathrm{~m}$$ Il corpo si solleva di circa 7,35 metri. Tempo per arrivare all’altezza massima $$t_h=\frac{12 \mathrm{~m} / \mathrm{s}}{9,8 \mathrm{~m} / \mathrm{s}^2} \approx 1,22 \mathrm{~s}$$ Tempo per tornare a terra partendo da quella quota Se si ignora la resistenza dell’aria, il tempo di discesa dal punto più alto è uguale al tempo di salita: circa 1,22 s. Complessivamente, il corpo impiega circa 2,44 secondi per tornare al livello di partenza. In questa trattazione, la massa non entra mai nelle formule, a dimostrazione del fatto che corpi di masse diverse, in assenza di attrito, cadono in modo identico. Esercizi sulla caduta libera per test e tolc Per assicurarti di padroneggiare la fisica della caduta libera (e tanti altri argomenti chiave) prima del test di ammissione, TestBuddy è la piattaforma ideale. Con simulazioni avanzate, migliaia di quesiti aggiornati e l’assistente virtuale Buddy che ti segue 24/7, avrai tutto ciò di cui hai bisogno per colmare ogni lacuna. Scegli TestBuddy e trasforma il tuo studio in un percorso semplice e stimolante, pronto a far decollare la tua preparazione!

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