Articoli Recenti / Pagina 28
Esplora gli articoli, le guide e i suggerimenti più recenti per la tua preparazione ai test di ammissione.
Struttura Gerarchica dei Carabinieri: Comando Generale e Ruoli nei Test
Quando occorre rispondere a test a risposta multipla che riguardano l’Arma dei Carabinieri, spesso si incontrano quesiti sulla sua organizzazione interna, sul Comando Generale e sui ruoli gerarchici. Capire chi risponde a chi e come è strutturata la scala dei gradi è fondamentale per non sbagliare le domande. Questa guida riassume ciò che serve sapere per superare con sicurezza l’argomento. Il Comando Generale: direzione, coordinamento e controllo Il Comando Generale è l’organo di vertice che sorveglia la direzione, il coordinamento e il controllo di tutte le attività dell’Arma. Si occupa anche di analizzare i fenomeni criminali e di gestire i reparti operativi. Nei suoi elementi principali, si possono distinguere diverse figure e uffici: Comandante Generale: Dirigente Generale responsabile dei Sistemi Informativi Automatizzati Commissione di Valutazione per l’Avanzamento Ufficio rapporti con la Rappresentanza Militare Commissione per il supporto della condizione generale del personale (attiva all’occorrenza) Segreteria Vice Comandante Generale: Ufficio del Vice Comandante Ufficio storico Museo Storico Capo di Stato Maggiore: Ufficio del Capo di Stato Maggiore Reparto Autonomo Direzione di Sanità Direzione di Amministrazione Servizio Assistenza Spirituale Sotto Capo di Stato Maggiore, da cui dipendono: Centro Nazionale Selezione e Reclutamento (CNSR) Ufficio Legislazione Centro Nazionale Amministrativo di Chieti (CNA) Stato Maggiore In pratica, il Comando Generale ha più livelli di responsabilità, ognuno dei quali si dedica a compiti specifici: dalla gestione amministrativa al reclutamento, fino agli aspetti storici e museali dell’Arma. La suddivisione del personale: i ruoli La legge stabilisce che i Carabinieri possano contare su circa 117.943 unità, distribuite su quattro ruoli principali: Ufficiali, Ispettori, Sovrintendenti, Appuntati e Carabinieri. Ognuno di questi ruoli ha gradi gerarchici ben definiti, che ne scandiscono la progressione di carriera. Ufficiali Gli Ufficiali sono a loro volta classificati nei seguenti gradi: Generale di Corpo d’Armata Generale di Divisione Generale di Brigata Colonnello Tenente Colonnello Maggiore Capitano Tenente Sottotenente Ispettori Gli Ispettori comprendono: Maresciallo aiutante – sostituto ufficiale di pubblica sicurezza (che può acquisire la qualifica di luogotenente secondo le regole stabilite dalla legge) Maresciallo capo Maresciallo ordinario Maresciallo Sovrintendenti Il ruolo dei Sovrintendenti è composto da: Brigadiere capo Brigadiere Vicebrigadiere Appuntati e Carabinieri Infine, tra gli Appuntati e Carabinieri troviamo: Appuntato scelto Appuntato Carabiniere scelto Carabiniere Questa gerarchia assicura un’organizzazione interna molto precisa. Nei test, conoscere il corretto ordine dei gradi e quali funzioni competono ad ogni ruolo spesso fa la differenza tra una risposta esatta e una errata.

Pressione e unità di misura: come passare da pascal a bar, atm e baria
In molti test di ingresso capita di imbattersi in domande sulla pressione, come ad esempio la sua definizione o le unità di misura più diffuse (Pascal, bar, ecc.). Qui viene spiegato in modo semplice cosa si intende per pressione, quali sono le sue principali unità di misura e come passare da un’unità all’altra, così da rispondere senza incertezze alle domande sul tema. Definizione di pressione La pressione può essere vista come il “risultato” della forza perpendicolare (o componente normale) esercitata su una superficie, divisa per l’area della superficie stessa. In formula: $$\mathrm{P}=\frac{F_n}{A}$$ Dove: $$F_n$$ è la forza misurata in newton (N) e rappresenta la componente della forza che agisce “dritta” rispetto alla superficie. A è l’area sulla quale si distribuisce la forza, solitamente in metri quadrati (m2\text{m}^2m2) se si utilizza il Sistema Internazionale. Unità di misura nel Sistema Internazionale Nel Sistema Internazionale (SI), l’unità principale per la pressione è il pascal (Pa). Un pascal è definito come un newton per metro quadrato, cioè $$1 \mathrm{~Pa}=1 \mathrm{~N} / \mathrm{m}^2$$. Altre unità di pressione: bar, atm, mmHg e torr La pressione può essere espressa in varie unità, soprattutto in ambito scientifico o pratico. Alcune di queste sono: Atmosfera (atm): fa riferimento alla pressione atmosferica a livello del mare (circa 1 atm). Millimetro di mercurio (mmHg) o torr: è spesso usato per indicare la pressione sanguigna negli esami medici. Bar: molto utilizzato in ingegneria. Corrisponde a $$10^5 \mathrm{~Pa}$$ (ossia 100,000 Pa). Baria (barie): è l’unità CGS, dove la forza si misura in dyne e l’area in centimetri quadrati (cm2^22). Equivalenze principali Per prepararsi a domande sui test di ingresso, è utile memorizzare alcune conversioni chiave: 1 atm≈760 mmHg≈1,01325 bar $$1 \mathrm{bar}=10^5 \mathrm{~Pa}$$ 1 atm≈1,01325 bar $$1 \mathrm{~Pa}=1 \mathrm{~N} / \mathrm{m}^2$$ Passaggio da pascal a baria (CGS) Nel sistema CGS, la baria (o barie) esprime la pressione come dyne per cm2^22. Per capire la relazione con il pascal (cioè N per m2^22), bisogna ricordare che: $$1 \mathrm{~N}=10^5 \text { dyne }$$ $$1 \mathrm{~m}^2=\left(10^2 \mathrm{~cm}\right)^2=10^4 \mathrm{~cm}^2$$ Quindi: $$1 \mathrm{~Pa}=1 \frac{\mathrm{~N}}{\mathrm{~m}^2}=1 \frac{\left(10^5 \text { dyne }\right)}{\left(10^4 \mathrm{~cm}^2\right)}=\frac{10^5}{10^4} \frac{\mathrm{dyne}}{\mathrm{~cm}^2}=10 \text { barie }$$ e viceversa: 1 baria=0,1 Pa Esempio pratico Un manometro registra la pressione di un fluido pari a 2 bar. Per convertire in Pascal, basta ricordare la regola: $$2 \mathrm{bar}=2 \times 10^5 \mathrm{~Pa}=2,0 \times 10^5 \mathrm{~Pa}$$ Se, invece, si desiderasse il corrispettivo in atm, sapendo che 1 atm≈1,01325, si calcola: 2 bar÷1,01325 bar/atm≈1,97 atm Prova alcuni esercizi con TestBuddy Hai compreso come passare dai Pascal ai bar, dagli atm ai mmHg e vuoi evitare errori di conversione nel tuo prossimo test d’ingresso? TestBuddy è la piattaforma perfetta per perfezionare questi argomenti con esercitazioni personalizzate, simulazioni reali e un assistente virtuale sempre disponibile. Basta teoria a memoria: acquisisci praticità e velocità di calcolo. Prova TestBuddy e scopri quanto è facile rendere ogni formula un punto in più in graduatoria!

Volume e conversioni: da metri cubi a litri nei test di ingresso
Nei test di ingresso può capitare di dover convertire il volume di un oggetto o di un contenitore da metri cubi a litri, oppure di riconoscere l’equivalenza tra 1 litro e 1 decimetro cubo. Queste domande sono frequenti quando si affrontano esercizi sulle grandezze fisiche e le loro trasformazioni. Qui vediamo in modo semplice quali sono le principali unità di misura del volume e come fare le conversioni necessarie. Unità di misura del volume Il volume è lo spazio che un sistema (liquido, solido o gas) occupa. Le due unità di misura più comuni sono: Metri cubi ($$\mathrm{m}^3$$) nel Sistema Internazionale. Litri (L), ampiamente utilizzati nella vita quotidiana e in molte applicazioni scientifiche. Tra queste due unità, il rapporto è: $$1 \text { litro }=1 \mathrm{~L}=1 \mathrm{dm}^3=10^{-3} \mathrm{~m}^3$$ Ciò significa che: $$1 \mathrm{~m}^3=1000 \mathrm{~L}$$ Esempio pratico Supponiamo di avere un contenitore cubico con lato di 50 cm (nuovo esempio rispetto a quello nei libri). Vogliamo sapere quanti litri di gas può contenere. Convertire la lunghezza del lato in metri: 50cm=0,50m Calcolare il volume in $$\mathrm{m}^3$$: $$V=(0,50 \mathrm{~m})^3=0,50^3 \mathrm{~m}^3=0,125 \mathrm{~m}^3$$ Convertire in litri: $$0,125 \mathrm{~m}^3 \times 1000 \frac{\mathrm{~L}}{\mathrm{~m}^3}=125 \mathrm{~L}$$ Quindi, il contenitore può contenere 125 litri di gas. Passaggi fondamentali per i test Quando in un esercizio di conversione vi chiedono di passare da $$\mathrm{m}^3$$ a litri (o viceversa), tenete bene a mente che $$1 \mathrm{~m}^3=1000 \mathrm{~L}$$. Se, invece, avete a che fare con centimetri cubi $$\left(\mathrm{cm}^3\right)$$, ricordate che $$1 \mathrm{~cm}^3=$$ 1 millilitro (mL) e 1000 mL = 1 L. Allenati con TestBuddy Hai appena visto come passare velocemente dai metri cubi ai litri e viceversa? Metti subito alla prova queste competenze su TestBuddy! Prova le esercitazioni personalizzate per allenarti sulle unità di misura e sui calcoli più comuni, monitora i tuoi errori e visualizza i progressi con statistiche chiare. Non è solo pratica: troverai simulazioni complete, un assistente virtuale 24/7 e lezioni teoriche approfondite per consolidare ogni argomento. Prova TestBuddy e rendi ogni conversione un punto in più nel tuo test!

Gas Perfetti per i Test di Ingresso: Principi e Applicazioni
Spesso nei quiz dei test di ammissione può comparire la domanda su come si calcola la quantità di sostanza in un gas o come si modifica la pressione o il volume variando la temperatura. Oggi vediamo in modo chiaro che cosa bisogna sapere sui gas perfetti, per rispondere correttamente alle esercitazioni più comuni. L’obiettivo è capire a fondo le leggi che descrivono il comportamento dei gas ideali e imparare ad applicarle senza memorizzazioni meccaniche. Che cosa si intende per gas perfetto Un gas perfetto (o ideale) è un gas che rispetta alcune condizioni teoriche ben precise: Le sue particelle sono puntiformi, ovvero considerate prive di volume proprio. Non ci sono forze di interazione a distanza tra le particelle. Gli urti tra le particelle e con le pareti del recipiente sono urti elastici. Nel mondo reale nessun gas è perfetto al 100%, ma molte sostanze in fase gassosa si avvicinano molto a queste condizioni, specialmente a pressioni basse e temperature non troppo basse. Le leggi fondamentali dei gas perfetti Legge di Boyle La Legge di Boyle mette in relazione pressione (P) e volume (V) di un gas, mantenendo costante la temperatura. Si esprime con: P⋅V=costante Se la temperatura non cambia, ridurre il volume aumenta la pressione, e viceversa. Legge di Charles La Legge di Charles lega il volume (V) del gas alla sua temperatura (T), a pressione costante: $$\frac{V}{T}=\text { costante }$$ Questo significa che, se la pressione non varia, aumentando la temperatura aumenta anche il volume del gas. Legge di Gay-Lussac La Legge di Gay-Lussac mette in correlazione la pressione (P) e la temperatura (T) di un gas, a volume costante: $$\frac{P}{T}=\text { costante }$$ A parità di volume, se cresce la temperatura, cresce anche la pressione. Forma in kelvin delle leggi di Charles e Gay-Lussac Quando la temperatura è espressa in kelvin (K), le due leggi si possono riscrivere in forma proporzionale diretta: Charles: $$\frac{V}{T}=\text { costante }$$ Gay-Lussac: $$\frac{P}{T}=\text { costante }$$ È sufficiente ricordare che i calcoli nei problemi sui gas perfetti si fanno quasi sempre in kelvin, per cui, se la temperatura è data in gradi Celsius (°C), bisogna aggiungere 273,15 per trasformarla in kelvin. Equazione di stato dei gas ideali Le tre leggi sperimentali possono essere riunite nella legge di Clapeyron o equazione di stato dei gas perfetti: P⋅V=n⋅R⋅T P è la pressione del gas. V è il volume. n è il numero di moli. R è la costante universale dei gas (circa 0,082 L·atm·K⁻¹·mol⁻¹ oppure 8,318 J·K⁻¹·mol⁻¹). T è la temperatura in kelvin. Sapere usare questa formula è cruciale per i quiz, perché permette di calcolare moli, pressione o volume a partire dalle altre variabili. Esempio pratico con l’equazione di stato Immagina di avere un contenitore di volume V = 100 L, riempito con un gas perfetto a pressione P = 0,5 atm e temperatura T = 47 °C. Domanda: quante moli (n) di gas ci sono? Si converte la temperatura in kelvin: $$T_{\mathrm{K}}=47+273,15=320,15 K$$ (circa). Si usa l’equazione di stato: $$n=\frac{P \cdot V}{R \cdot T}=\frac{0.5 \mathrm{~atm} \times 100 \mathrm{~L}}{0.082 \mathrm{~L} \cdot \mathrm{~atm} \cdot \mathrm{~K}^{-1} \cdot \mathrm{~mol}^{-1} \times 320.15 \mathrm{~K}}$$ Risolvendo, si trova un valore approssimato di circa 1,90 mol. Moli e variazioni di temperatura Un altro aspetto spesso richiesto riguarda le moli di gas (n) quando cambiano pressione e/o temperatura. Il numero di moli è legato al numero di particelle e, in un sistema chiuso, non cambia con l’aumento o la diminuzione della temperatura o della pressione. Se un gas è intrappolato in un cilindro a pistone sigillato (senza perdite), il valore di n resta invariato anche se si riscalda o si raffredda il cilindro. Pressione e volume in un contenitore chiuso In un recipiente chiuso (dove V è costante), se la temperatura raddoppia, secondo la Legge di Gay-Lussac si avrà: $$\frac{P}{T}=\text { costante } \quad \Longrightarrow \quad \frac{P_1}{T_1}=\frac{P_2}{T_2}$$ Se $$T_2=2 T_1$$, allora $$P_2$$ deve diventare 2 volte $$P_1$$. Legge di Avogadro e condizioni standard La Legge di Avogadro afferma che in volumi uguali di gas diversi, alla stessa pressione e stessa temperatura, c’è lo stesso numero di molecole. Da questa legge derivano due informazioni spesso richieste: Una mole di qualunque gas, in condizioni standard (T = 273,15 K, P = 1 atm), occupa 22,4 L. Il numero di molecole in una mole è pari a 6,022 × 10²³ (costante di Avogadro). Miscele di gas e legge di Dalton Quando si ha una miscela di gas, la pressione totale (P) è la somma delle pressioni parziali che ogni gas eserciterebbe se fosse da solo nel contenitore: $$P=P_1+P_2+\cdots+P_q$$ Secondo la legge di Dalton, la pressione parziale (Pq) di un gas qqq è pari al prodotto tra la frazione molare $$\frac{n_q}{n_{\text {tot }}}$$ e la pressione totale P: $$P_q=P \times \frac{n_q}{n_{\mathrm{tot}}}$$ Esempio pratico con la legge di Dalton Supponi di avere una miscela gassosa formata da 3 moli di gas A e 2 moli di gas B, per un totale di 5 moli. Se la pressione totale nel recipiente è 8 atm, allora: frazione molare del gas A: $$\frac{3}{5}$$ frazione molare del gas B: $$\frac{2}{5}$$ Le pressioni parziali: $$P_A=8 \mathrm{~atm} \times \frac{3}{5}=4,8 \mathrm{~atm}$$ $$P_B=8 \mathrm{~atm} \times \frac{2}{5}=3,2 \mathrm{~atm}$$ Domina le Leggi dei Gas con TestBuddy! Hai appena scoperto come calcolare moli, pressione e volume usando l’equazione di stato e le leggi fondamentali dei gas perfetti? Metti in pratica subito queste conoscenze con TestBuddy! Grazie alle sue esercitazioni personalizzate, potrai allenarti su problemi reali, correggere i tuoi errori e monitorare i progressi con statistiche dettagliate. E c’è di più: avrai accesso a simulazioni ufficiali, contenuti teorici e un assistente virtuale 24/7 per risolvere ogni dubbio. Prova TestBuddy e trasforma ogni formula in un vantaggio per il tuo prossimo test!

Come calcolare errori di misura: formule ed esempi
Spesso, in diversi test di ingresso, è richiesta la capacità di riconoscere e classificare gli errori di misura, oltre a saper calcolare errore assoluto, errore relativo ed errore percentuale. Queste nozioni sono fondamentali quando viene chiesto di identificare la precisione di uno strumento o di verificare se un valore misurato è affidabile. Qui vediamo tutto ciò che serve per rispondere a domande di questo genere, chiarendo i concetti in modo semplice e con esempi pratici. Errori di misura: definizione e caratteristiche Misurare una grandezza fisica con precisione assoluta non è possibile. Qualunque procedura di misura introduce errori che si dividono principalmente in due categorie: Errori sistematici: derivano da difetti degli strumenti o dall’applicazione di leggi o formule non corrette. Sono sempre orientati nello stesso senso, cioè portano a sovrastimare o sottostimare in modo costante il valore effettivo. Errori accidentali: sono errori casuali legati all’uso pratico di uno strumento. Possono manifestarsi sia in eccesso sia in difetto, perché dipendono da situazioni imprevedibili (condizioni ambientali, minime variazioni nel posizionamento dello strumento e così via). L’alterazione dello strumento, come potrebbe accadere con un metro deformato o un termometro non tarato, è un tipico caso di errore sistematico. Ogni misura effettuata con quello strumento risulterebbe errata sempre nella stessa direzione. Errore assoluto, relativo e percentuale Per una grandezza fisica x, spesso si effettua la misura più volte. Supponiamo di misurarla n volte, ottenendo valori $$x_1, x_2, \ldots, x_n$$. Se: $$X_{\max }$$ è il valore massimo tra quelli misurati $$X_{\min }$$ è il valore minimo M è la media aritmetica dei valori misurati si possono definire: Errore assoluto e: $$e=\frac{X_{\max }-X_{\min }}{2}$$ Indica la “forchetta” di incertezza attorno al valore medio, ossia quanto ci si allontana dal centro dei dati raccolti. Errore relativo $$E_r$$: $$E_r=\frac{e}{M}$$ Per capire quanto questo errore pesi sul valore misurato, si effettua una normalizzazione rispetto alla media. Errore percentuale $$E_{\%}$$: $$E_{\%}=\left(100 \times E_r\right) \%$$ Indica lo stesso valore dell’errore relativo, ma espresso in percentuale. Valori più piccoli di errore relativo ed errore percentuale corrispondono a una misura più accurata. Esempio pratico Un gruppo di studenti vuole determinare la lunghezza di un banco di scuola usando un comune metro a nastro. Ognuno esegue una misura cercando di stare attento alle procedure. I valori, espressi in centimetri, sono (esempio inventato con dati diversi da qualsiasi riferimento ufficiale): 118,5; 118,7; 118,2; 118,4; 118,6; 118,3; 118,7; 118,6 Calcolo della media M: $$M=\frac{118,5+118,7+118,2+118,4+118,6+118,3+118,7+118,6}{8}$$ Calcolo di$$X_{\max }$$ e $$X_{\min}$$: $$X_{\max }=118,7$$ $$X_{\min }=118,2$$ Errore assoluto e: $$e=\frac{X_{\max }-X_{\min }}{2}=\frac{118,7-118,2}{2}=\frac{0,5}{2}=0,25$$ Errore relativo $$E_r$$: $$E_r=\frac{0,25}{M}$$ (dove M è il valore medio calcolato) Errore percentuale $$E_{\%}$$: $$E_{\%}=100 \times E_r$$ Se il valore medio M fosse, ad esempio, 118,5 cm, allora: $$E_r=\frac{0,25}{118,5} \approx 0,0021$$ $$E_{\%} \approx 0,21 \%$$ Ciò significa che la misura potrebbe essere scritta come: $$x=(118,5 \pm 0,25) \mathrm{cm}$$ e, per le valutazioni di accuratezza, l’errore relativo sarebbe all’incirca 0,0021 e l’errore percentuale attorno a 0,21%. Come presentare i risultati Quando si riporta la misura finale: È consigliato arrotondare in base al primo decimale influenzato dall’errore. Misura ed errore devono essere nella stessa unità di misura. È buona prassi indicare l’intervallo effettivo in cui potrebbe trovarsi il valore reale (ad esempio, da 118,25 cm a 118,75 cm). Questi dettagli sono spesso richiesti nei test a domanda multipla: può venire proposta un’intera serie di misure e si chiede di identificare errore assoluto, errore relativo ed errore percentuale, oppure di riconoscere se un dato strumento è affetto da errore sistematico. Trasforma gli Errori in Punti di Forza con TestBuddy! Ora che sai calcolare l’errore assoluto, quello relativo e quello percentuale, è il momento di esercitarti e diventare davvero sicuro di te. Con TestBuddy puoi allenarti su centinaia di quesiti dedicati alle misure e ai loro errori, personalizzare le sessioni di studio in base alle tue lacune e tenere traccia dei tuoi miglioramenti. Non fermarti alla teoria: Prova TestBuddy e scopri come trasformare ogni calcolo di errore in un vantaggio competitivo per il test!

Grandezze vettoriali: somma, differenza e prodotti
Nelle prove d’ingresso a indirizzo scientifico capita di dover riconoscere e manipolare le grandezze vettoriali, distinguendole dalle grandezze scalari. Vengono poste domande sul verso, la direzione, l’intensità (o modulo), oltre che sulle operazioni tra vettori. Qui si scopre come definire un vettore, come effettuare somme, differenze e prodotti scalari e vettoriali, e perché queste nozioni sono utili per chi deve risolvere rapidamente test a crocette. Caratteristiche di una grandezza vettoriale Una grandezza vettoriale si descrive con: Un modulo (o intensità), che è un numero accompagnato da un’unità di misura. Una direzione, ossia una linea su cui “giace” il vettore. Un verso, cioè il “senso” lungo quella direzione (per esempio verso destra o verso sinistra). Se una formica si muove di 3 cm partendo da un punto, non basta conoscere solo i 3 cm per sapere dove è andata a finire. Occorre anche sapere dove ha puntato, perché quei 3 cm possono orientarsi in varie direzioni. L’insieme di modulo, direzione e verso fa comprendere la posizione finale. Rappresentazione e notazioni dei vettori Un vettore si disegna come una freccia: Il punto di partenza è detto punto di applicazione. La lunghezza della freccia corrisponde al modulo (o intensità). La retta su cui la freccia si trova indica la direzione. L’orientamento della freccia individua il verso. Nei testi di fisica si usano spesso simboli in grassetto (come v) o con una freccia sopra (come $$\vec{v}$$). Il suo modulo si può indicare con ∥v∥ o con v in corsivo. Vettori paralleli, concordi e perpendicolari Paralleli: giacciono sulla stessa retta o su rette parallele. Concordi: sono paralleli e puntano nello stesso verso. Antiparalleli: sono paralleli ma puntano in versi opposti. Ortogonali: le loro direzioni formano un angolo di 90°. Queste definizioni sono fondamentali nei calcoli di forze, velocità e in molte altre grandezze fisiche. Moltiplicare un vettore per uno scalare Moltiplicando un vettore v per un numero (chiamato scalare) s: Il risultato è un nuovo vettore con la stessa direzione. Il modulo cambia in base al valore di s (se è 2, il modulo raddoppia, se è 0, il vettore diventa nullo). Se s è positivo, il verso resta invariato; se s è negativo, il verso si inverte. Il vettore opposto di v, indicato con -v, ha stesso modulo ma verso opposto. Somma e differenza tra vettori La somma di due vettori segue la regola del parallelogramma. Se si chiamano $$v_1$$ e $$v_2$$: Si disegnano come lati di un parallelogramma. La diagonale che parte dallo stesso punto di applicazione è il vettore risultante $$v_1$$ +$$v_2$$. La differenza $$v_1$$ - $$v_2$$. si trova sommando $$v_1$$ a −$$v_2$$, cioè al vettore opposto di $$v_2$$. Casi particolari di somma Vettori paralleli e concordi: il modulo del risultante è la somma dei due moduli. Vettori paralleli e antiparalleli: il modulo è la differenza tra i moduli, direzione invariata, verso di quello maggiore. Vettori ortogonali: si applica il teorema di Pitagora per trovare il modulo del risultante. Scomposizione di un vettore Se si ha un riferimento cartesiano con assi x e y, un vettore può essere “spezzato” in due parti: $$v_x$$, la componente parallela all’asse x $$v_y$$., la componente parallela all’asse y Si possono calcolare usando la trigonometria. Se θ\thetaθ è l’angolo tra il vettore e l’asse x, allora: $$\left\|v_x\right\|=\|v\| \cos (\theta)$$ $$\left\|v_y\right\|=\|v\| \sin (\theta)$$ Prodotto scalare e prodotto vettoriale Prodotto scalare Il prodotto scalare tra due vettori a e b è un numero (cioè uno scalare) pari a: $$a \cdot b=\|a\|\|b\| \cos (\phi)$$ dove ϕ è l’angolo tra i due vettori. Se sono perpendicolari, il prodotto scalare è zero (perché cos(90∘)=0). Se puntano nella stessa direzione, il prodotto scalare è massimo (perché cos(0∘)=1. Prodotto vettoriale Il prodotto vettoriale tra a e b è un nuovo vettore con: Modulo: $$\|a\|\|b\| \sin (\phi)$$. Direzione: perpendicolare al piano che contiene a e b. Verso: dato dalla regola della mano destra (pollice in direzione di a, indice in direzione di b, il medio indica il verso del prodotto vettoriale). Se i due vettori sono paralleli (o antiparalleli), il prodotto vettoriale è nullo, perché sin(0∘) = 0 e sin(180∘)=0. Se sono ortogonali, sin(90∘)=1 e il modulo è ∥a∥∥b∥ Diventa un Esperto di Vettori con TestBuddy! Hai appena esplorato i concetti chiave sulle grandezze vettoriali e le relative operazioni? Metti subito in pratica queste nozioni con TestBuddy: crea esercitazioni mirate su forza, velocità e calcolo vettoriale, prova simulazioni d’esame e monitora i tuoi progressi con statistiche precise. E non è tutto: avrai accesso a un assistente virtuale sempre disponibile e moltissimi test sulle altre discipline scientifiche. Prova TestBuddy e porta il tuo studio a un livello superiore!

Resta aggiornato
Iscriviti per ricevere consigli di studio e novità sui test d’ammissione
