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Gas Perfetti per i Test di Ingresso: Principi e Applicazioni

Spesso nei quiz dei test di ammissione può comparire la domanda su come si calcola la quantità di sostanza in un gas o come si modifica la pressione o il volume variando la temperatura. Oggi vediamo in modo chiaro che cosa bisogna sapere sui gas perfetti, per rispondere correttamente alle esercitazioni più comuni. L’obiettivo è capire a fondo le leggi che descrivono il comportamento dei gas ideali e imparare ad applicarle senza memorizzazioni meccaniche. Che cosa si intende per gas perfetto Un gas perfetto (o ideale) è un gas che rispetta alcune condizioni teoriche ben precise: Le sue particelle sono puntiformi, ovvero considerate prive di volume proprio. Non ci sono forze di interazione a distanza tra le particelle. Gli urti tra le particelle e con le pareti del recipiente sono urti elastici. Nel mondo reale nessun gas è perfetto al 100%, ma molte sostanze in fase gassosa si avvicinano molto a queste condizioni, specialmente a pressioni basse e temperature non troppo basse. Le leggi fondamentali dei gas perfetti Legge di Boyle La Legge di Boyle mette in relazione pressione (P) e volume (V) di un gas, mantenendo costante la temperatura. Si esprime con: P⋅V=costante Se la temperatura non cambia, ridurre il volume aumenta la pressione, e viceversa. Legge di Charles La Legge di Charles lega il volume (V) del gas alla sua temperatura (T), a pressione costante: $$\frac{V}{T}=\text { costante }$$ Questo significa che, se la pressione non varia, aumentando la temperatura aumenta anche il volume del gas. Legge di Gay-Lussac La Legge di Gay-Lussac mette in correlazione la pressione (P) e la temperatura (T) di un gas, a volume costante: $$\frac{P}{T}=\text { costante }$$ A parità di volume, se cresce la temperatura, cresce anche la pressione. Forma in kelvin delle leggi di Charles e Gay-Lussac Quando la temperatura è espressa in kelvin (K), le due leggi si possono riscrivere in forma proporzionale diretta: Charles: $$\frac{V}{T}=\text { costante }$$ Gay-Lussac: $$\frac{P}{T}=\text { costante }$$ È sufficiente ricordare che i calcoli nei problemi sui gas perfetti si fanno quasi sempre in kelvin, per cui, se la temperatura è data in gradi Celsius (°C), bisogna aggiungere 273,15 per trasformarla in kelvin. Equazione di stato dei gas ideali Le tre leggi sperimentali possono essere riunite nella legge di Clapeyron o equazione di stato dei gas perfetti: P⋅V=n⋅R⋅T P è la pressione del gas. V è il volume. n è il numero di moli. R è la costante universale dei gas (circa 0,082 L·atm·K⁻¹·mol⁻¹ oppure 8,318 J·K⁻¹·mol⁻¹). T è la temperatura in kelvin. Sapere usare questa formula è cruciale per i quiz, perché permette di calcolare moli, pressione o volume a partire dalle altre variabili. Esempio pratico con l’equazione di stato Immagina di avere un contenitore di volume V = 100 L, riempito con un gas perfetto a pressione P = 0,5 atm e temperatura T = 47 °C. Domanda: quante moli (n) di gas ci sono? Si converte la temperatura in kelvin: $$T_{\mathrm{K}}=47+273,15=320,15 K$$ (circa). Si usa l’equazione di stato: $$n=\frac{P \cdot V}{R \cdot T}=\frac{0.5 \mathrm{~atm} \times 100 \mathrm{~L}}{0.082 \mathrm{~L} \cdot \mathrm{~atm} \cdot \mathrm{~K}^{-1} \cdot \mathrm{~mol}^{-1} \times 320.15 \mathrm{~K}}$$ Risolvendo, si trova un valore approssimato di circa 1,90 mol. Moli e variazioni di temperatura Un altro aspetto spesso richiesto riguarda le moli di gas (n) quando cambiano pressione e/o temperatura. Il numero di moli è legato al numero di particelle e, in un sistema chiuso, non cambia con l’aumento o la diminuzione della temperatura o della pressione. Se un gas è intrappolato in un cilindro a pistone sigillato (senza perdite), il valore di n resta invariato anche se si riscalda o si raffredda il cilindro. Pressione e volume in un contenitore chiuso In un recipiente chiuso (dove V è costante), se la temperatura raddoppia, secondo la Legge di Gay-Lussac si avrà: $$\frac{P}{T}=\text { costante } \quad \Longrightarrow \quad \frac{P_1}{T_1}=\frac{P_2}{T_2}$$ Se $$T_2=2 T_1$$​, allora $$P_2$$​ deve diventare 2 volte $$P_1$$​. Legge di Avogadro e condizioni standard La Legge di Avogadro afferma che in volumi uguali di gas diversi, alla stessa pressione e stessa temperatura, c’è lo stesso numero di molecole. Da questa legge derivano due informazioni spesso richieste: Una mole di qualunque gas, in condizioni standard (T = 273,15 K, P = 1 atm), occupa 22,4 L. Il numero di molecole in una mole è pari a 6,022 × 10²³ (costante di Avogadro). Miscele di gas e legge di Dalton Quando si ha una miscela di gas, la pressione totale (P) è la somma delle pressioni parziali che ogni gas eserciterebbe se fosse da solo nel contenitore: $$P=P_1+P_2+\cdots+P_q$$ Secondo la legge di Dalton, la pressione parziale (Pq) di un gas qqq è pari al prodotto tra la frazione molare $$\frac{n_q}{n_{\text {tot }}}$$​​ e la pressione totale P: $$P_q=P \times \frac{n_q}{n_{\mathrm{tot}}}$$ Esempio pratico con la legge di Dalton Supponi di avere una miscela gassosa formata da 3 moli di gas A e 2 moli di gas B, per un totale di 5 moli. Se la pressione totale nel recipiente è 8 atm, allora: frazione molare del gas A: $$\frac{3}{5}$$ frazione molare del gas B: $$\frac{2}{5}$$ Le pressioni parziali: $$P_A=8 \mathrm{~atm} \times \frac{3}{5}=4,8 \mathrm{~atm}$$ $$P_B=8 \mathrm{~atm} \times \frac{2}{5}=3,2 \mathrm{~atm}$$ Domina le Leggi dei Gas con TestBuddy! Hai appena scoperto come calcolare moli, pressione e volume usando l’equazione di stato e le leggi fondamentali dei gas perfetti? Metti in pratica subito queste conoscenze con TestBuddy! Grazie alle sue esercitazioni personalizzate, potrai allenarti su problemi reali, correggere i tuoi errori e monitorare i progressi con statistiche dettagliate. E c’è di più: avrai accesso a simulazioni ufficiali, contenuti teorici e un assistente virtuale 24/7 per risolvere ogni dubbio. Prova TestBuddy e trasforma ogni formula in un vantaggio per il tuo prossimo test!

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Leo Fulvio Bacchilega
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Come calcolare errori di misura: formule ed esempi

Spesso, in diversi test di ingresso, è richiesta la capacità di riconoscere e classificare gli errori di misura, oltre a saper calcolare errore assoluto, errore relativo ed errore percentuale. Queste nozioni sono fondamentali quando viene chiesto di identificare la precisione di uno strumento o di verificare se un valore misurato è affidabile. Qui vediamo tutto ciò che serve per rispondere a domande di questo genere, chiarendo i concetti in modo semplice e con esempi pratici. Errori di misura: definizione e caratteristiche Misurare una grandezza fisica con precisione assoluta non è possibile. Qualunque procedura di misura introduce errori che si dividono principalmente in due categorie: Errori sistematici: derivano da difetti degli strumenti o dall’applicazione di leggi o formule non corrette. Sono sempre orientati nello stesso senso, cioè portano a sovrastimare o sottostimare in modo costante il valore effettivo. Errori accidentali: sono errori casuali legati all’uso pratico di uno strumento. Possono manifestarsi sia in eccesso sia in difetto, perché dipendono da situazioni imprevedibili (condizioni ambientali, minime variazioni nel posizionamento dello strumento e così via). L’alterazione dello strumento, come potrebbe accadere con un metro deformato o un termometro non tarato, è un tipico caso di errore sistematico. Ogni misura effettuata con quello strumento risulterebbe errata sempre nella stessa direzione. Errore assoluto, relativo e percentuale Per una grandezza fisica x, spesso si effettua la misura più volte. Supponiamo di misurarla n volte, ottenendo valori $$x_1, x_2, \ldots, x_n$$​. Se: $$X_{\max }$$ è il valore massimo tra quelli misurati $$X_{\min }$$ è il valore minimo M è la media aritmetica dei valori misurati si possono definire: Errore assoluto e: $$e=\frac{X_{\max }-X_{\min }}{2}$$ Indica la “forchetta” di incertezza attorno al valore medio, ossia quanto ci si allontana dal centro dei dati raccolti. Errore relativo ​$$E_r$$: $$E_r=\frac{e}{M}$$ Per capire quanto questo errore pesi sul valore misurato, si effettua una normalizzazione rispetto alla media. Errore percentuale $$E_{\%}$$​: $$E_{\%}=\left(100 \times E_r\right) \%$$ Indica lo stesso valore dell’errore relativo, ma espresso in percentuale. Valori più piccoli di errore relativo ed errore percentuale corrispondono a una misura più accurata. Esempio pratico Un gruppo di studenti vuole determinare la lunghezza di un banco di scuola usando un comune metro a nastro. Ognuno esegue una misura cercando di stare attento alle procedure. I valori, espressi in centimetri, sono (esempio inventato con dati diversi da qualsiasi riferimento ufficiale): 118,5; 118,7; 118,2; 118,4; 118,6; 118,3; 118,7; 118,6 Calcolo della media M: $$M=\frac{118,5+118,7+118,2+118,4+118,6+118,3+118,7+118,6}{8}$$ Calcolo di$$X_{\max }$$ e $$X_{\min}$$​: $$X_{\max }=118,7$$ $$X_{\min }=118,2$$ Errore assoluto e: $$e=\frac{X_{\max }-X_{\min }}{2}=\frac{118,7-118,2}{2}=\frac{0,5}{2}=0,25$$ Errore relativo $$E_r$$​: $$E_r=\frac{0,25}{M}$$ (dove M è il valore medio calcolato) Errore percentuale $$E_{\%}$$​: $$E_{\%}=100 \times E_r$$ Se il valore medio M fosse, ad esempio, 118,5 cm, allora: $$E_r=\frac{0,25}{118,5} \approx 0,0021$$ $$E_{\%} \approx 0,21 \%$$ Ciò significa che la misura potrebbe essere scritta come: $$x=(118,5 \pm 0,25) \mathrm{cm}$$ e, per le valutazioni di accuratezza, l’errore relativo sarebbe all’incirca 0,0021 e l’errore percentuale attorno a 0,21%. Come presentare i risultati Quando si riporta la misura finale: È consigliato arrotondare in base al primo decimale influenzato dall’errore. Misura ed errore devono essere nella stessa unità di misura. È buona prassi indicare l’intervallo effettivo in cui potrebbe trovarsi il valore reale (ad esempio, da 118,25 cm a 118,75 cm). Questi dettagli sono spesso richiesti nei test a domanda multipla: può venire proposta un’intera serie di misure e si chiede di identificare errore assoluto, errore relativo ed errore percentuale, oppure di riconoscere se un dato strumento è affetto da errore sistematico. Trasforma gli Errori in Punti di Forza con TestBuddy! Ora che sai calcolare l’errore assoluto, quello relativo e quello percentuale, è il momento di esercitarti e diventare davvero sicuro di te. Con TestBuddy puoi allenarti su centinaia di quesiti dedicati alle misure e ai loro errori, personalizzare le sessioni di studio in base alle tue lacune e tenere traccia dei tuoi miglioramenti. Non fermarti alla teoria: Prova TestBuddy e scopri come trasformare ogni calcolo di errore in un vantaggio competitivo per il test!

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Grandezze vettoriali: somma, differenza e prodotti

Nelle prove d’ingresso a indirizzo scientifico capita di dover riconoscere e manipolare le grandezze vettoriali, distinguendole dalle grandezze scalari. Vengono poste domande sul verso, la direzione, l’intensità (o modulo), oltre che sulle operazioni tra vettori. Qui si scopre come definire un vettore, come effettuare somme, differenze e prodotti scalari e vettoriali, e perché queste nozioni sono utili per chi deve risolvere rapidamente test a crocette. Caratteristiche di una grandezza vettoriale Una grandezza vettoriale si descrive con: Un modulo (o intensità), che è un numero accompagnato da un’unità di misura. Una direzione, ossia una linea su cui “giace” il vettore. Un verso, cioè il “senso” lungo quella direzione (per esempio verso destra o verso sinistra). Se una formica si muove di 3 cm partendo da un punto, non basta conoscere solo i 3 cm per sapere dove è andata a finire. Occorre anche sapere dove ha puntato, perché quei 3 cm possono orientarsi in varie direzioni. L’insieme di modulo, direzione e verso fa comprendere la posizione finale. Rappresentazione e notazioni dei vettori Un vettore si disegna come una freccia: Il punto di partenza è detto punto di applicazione. La lunghezza della freccia corrisponde al modulo (o intensità). La retta su cui la freccia si trova indica la direzione. L’orientamento della freccia individua il verso. Nei testi di fisica si usano spesso simboli in grassetto (come v) o con una freccia sopra (come $$\vec{v}$$). Il suo modulo si può indicare con ∥v∥ o con v in corsivo. Vettori paralleli, concordi e perpendicolari Paralleli: giacciono sulla stessa retta o su rette parallele. Concordi: sono paralleli e puntano nello stesso verso. Antiparalleli: sono paralleli ma puntano in versi opposti. Ortogonali: le loro direzioni formano un angolo di 90°. Queste definizioni sono fondamentali nei calcoli di forze, velocità e in molte altre grandezze fisiche. Moltiplicare un vettore per uno scalare Moltiplicando un vettore v per un numero (chiamato scalare) s: Il risultato è un nuovo vettore con la stessa direzione. Il modulo cambia in base al valore di s (se è 2, il modulo raddoppia, se è 0, il vettore diventa nullo). Se s è positivo, il verso resta invariato; se s è negativo, il verso si inverte. Il vettore opposto di v, indicato con -v, ha stesso modulo ma verso opposto. Somma e differenza tra vettori La somma di due vettori segue la regola del parallelogramma. Se si chiamano $$v_1$$ e $$v_2$$​: Si disegnano come lati di un parallelogramma. La diagonale che parte dallo stesso punto di applicazione è il vettore risultante $$v_1$$ +$$v_2$$​. La differenza $$v_1$$ - $$v_2$$​. si trova sommando $$v_1$$​ a −$$v_2$$​, cioè al vettore opposto di $$v_2$$​. Casi particolari di somma Vettori paralleli e concordi: il modulo del risultante è la somma dei due moduli. Vettori paralleli e antiparalleli: il modulo è la differenza tra i moduli, direzione invariata, verso di quello maggiore. Vettori ortogonali: si applica il teorema di Pitagora per trovare il modulo del risultante. Scomposizione di un vettore Se si ha un riferimento cartesiano con assi x e y, un vettore può essere “spezzato” in due parti: $$v_x$$​, la componente parallela all’asse x $$v_y$$​., la componente parallela all’asse y Si possono calcolare usando la trigonometria. Se θ\thetaθ è l’angolo tra il vettore e l’asse x, allora: $$\left\|v_x\right\|=\|v\| \cos (\theta)$$ $$\left\|v_y\right\|=\|v\| \sin (\theta)$$ Prodotto scalare e prodotto vettoriale Prodotto scalare Il prodotto scalare tra due vettori a e b è un numero (cioè uno scalare) pari a: $$a \cdot b=\|a\|\|b\| \cos (\phi)$$ dove ϕ è l’angolo tra i due vettori. Se sono perpendicolari, il prodotto scalare è zero (perché cos⁡(90∘)=0). Se puntano nella stessa direzione, il prodotto scalare è massimo (perché cos⁡(0∘)=1. Prodotto vettoriale Il prodotto vettoriale tra a e b è un nuovo vettore con: Modulo: $$\|a\|\|b\| \sin (\phi)$$. Direzione: perpendicolare al piano che contiene a e b. Verso: dato dalla regola della mano destra (pollice in direzione di a, indice in direzione di b, il medio indica il verso del prodotto vettoriale). Se i due vettori sono paralleli (o antiparalleli), il prodotto vettoriale è nullo, perché sin⁡(0∘) = 0 e sin(180∘)=0. Se sono ortogonali, sin(90∘)=1 e il modulo è ∥a∥∥b∥ Diventa un Esperto di Vettori con TestBuddy! Hai appena esplorato i concetti chiave sulle grandezze vettoriali e le relative operazioni? Metti subito in pratica queste nozioni con TestBuddy: crea esercitazioni mirate su forza, velocità e calcolo vettoriale, prova simulazioni d’esame e monitora i tuoi progressi con statistiche precise. E non è tutto: avrai accesso a un assistente virtuale sempre disponibile e moltissimi test sulle altre discipline scientifiche. Prova TestBuddy e porta il tuo studio a un livello superiore!

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Notazione scientifica: guida pratica per i test di ingresso

Introduzione all’uso della notazione scientifica Nei test di ammissione di carattere scientifico, compare spesso la richiesta di scrivere i numeri in notazione scientifica (o esponenziale). C’è chi si chiede come si fa a spostare la virgola e quanti zeri servono. Oggi si chiarisce passo passo questo argomento, concentrandosi su come rendere il numero di partenza in forma a · 10^b e su quali dettagli non vanno tralasciati, soprattutto in ambito fisico. Definizione di notazione scientifica Un numero razionale può essere espresso nella forma a · 10^b, dove: a è un numero decimale che presenta una sola cifra diversa da zero prima della virgola b è un numero intero positivo, negativo o anche zero Lo scopo di questo sistema è rendere immediato il confronto tra numeri molto grandi o molto piccoli, oltre a semplificare calcoli e confronti. Se si ha un valore come 0,00036, in notazione scientifica si ottiene 3,6 × 10^(-4). Questo tipo di conversione risulta utile anche quando bisogna rispondere in modo veloce a domande di un test a risposta multipla. Esempi pratici con numeri positivi e negativi È importante fare qualche esercizio concreto su numeri positivi, negativi e su valori che presentano zeri significativi. Alcuni esempi diversi da quelli tipici: 0,00048 in notazione scientifica diventa 4,8 × 10^(-4). -315 diventa -3,15 × 10^2. -0,0160 può trasformarsi in -1,60 × 10^(-2). Nel caso di -0,0160, notare la presenza dello zero finale dopo il 6. In fisica, se si decide di conservare quel valore, si segnala che la cifra è significativa e non semplicemente uno zero aggiuntivo. Questo significa che il numero si interpreta come “1,60 centesimi di unità” e non come “1,6 centesimi di unità”. Importanza degli zeri in fisica Quando si scrive un numero in notazione scientifica, gli zeri a destra della parte decimale non sono dettagli facoltativi ma veicolano un’informazione sulla precisione della misura. Se per esempio un valore fisico è 7,00 × 10^(-2), vuol dire che si tiene conto anche dei millesimi, e non solo di 7 centesimi esatti. In esercizi di fisica o di analisi di laboratorio, riportare questi zeri risulta fondamentale per indicare quante cifre significative sono state misurate o stimate. Come si passa alla notazione scientifica Individuare la prima cifra diversa da zero: spostare la virgola in modo che questa cifra sia subito prima della virgola. Contare quante posizioni ci si è mossi: quello è l’esponente da inserire in 10^b. Scegliere il segno dell’esponente: se la virgola si sposta verso destra (numero minore di 1), b è negativo; se si sposta verso sinistra (numero maggiore di 1), b è positivo. Mantenere gli zeri significativi: aggiungere o conservare gli zeri che hanno un significato fisico. Applicazioni nei test a crocette Le domande di un test potrebbero chiedere di: Ricavare la notazione scientifica di un valore. Confrontare valori in forme diverse (standard e scientifica). Identificare quale notazione rispetta il corretto numero di cifre significative. Allenarsi con più esempi, inclusi numeri negativi e valori vicini allo zero, evita di trovarsi in difficoltà nella prova ufficiale. È sufficiente ricordare i passaggi essenziali per riscrivere rapidamente il numero. Scrivere i numeri in notazione scientifica? Fallo in un click con TestBuddy Non restare alla teoria: metti subito alla prova le tue competenze sulle cifre significative e sulla notazione scientifica con TestBuddy! Grazie alle esercitazioni personalizzate, puoi selezionare solo gli argomenti che ti interessano (fisica, chimica o entrambe), impostare il numero di quesiti e verificare se i calcoli e gli zeri finali sono corretti. Ma le funzioni non finiscono qui: preparati alle simulazioni d’esame e ottieni analisi dettagliate dei tuoi risultati. Prova TestBuddy e trasforma ogni cifra in un vantaggio competitivo!

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Unità di misura: conversione multipli e sottomultipli per i test di ingresso

Introduzione: cosa e perché si studiano i multipli e sottomultipli Molte prove di ammissione richiedono di riconoscere e utilizzare i prefissi che trasformano un’unità di misura in un multiplo o in un sottomultiplo. Vengono proposti esercizi in cui bisogna convertire, per esempio, i chilogrammi in grammi, oppure i nanometri in metri, e così via. Oggi si chiarisce in modo semplice l’uso di questi prefissi, spiegando come calcolare velocemente e come sfruttare le potenze di 10 in qualunque conversione. Che cosa sono i multipli e i sottomultipli delle unità di misura Le unità di base come metro, grammo e secondo possono risultare scomode in alcuni casi. Per questo motivo si aggiungono prefissi davanti all’unità, in modo da rappresentare numeri molto grandi o molto piccoli senza scrivere tante cifre decimali o zeri. Un prefisso indica di quanto moltiplicare o dividere l’unità di partenza. Se si vuole descrivere un fenomeno piccolissimo, si usano i sottomultipli; se invece si tratta di qualcosa di molto grande, si utilizzano i multipli. Elenco di prefissi comuni I prefissi principali si possono ordinare in base alla potenza di 10 che rappresentano. I più usati includono: deca (da) → 10¹ etto (h) → 10² chilo (k) → 10³ mega (M) → 10⁶ giga (G) → 10⁹ tera (T) → 10¹² Per i valori più piccoli: deci (d) → 10⁻¹ centi (c) → 10⁻² milli (m) → 10⁻³ micro (μ) → 10⁻⁶ nano (n) → 10⁻⁹ pico (p) → 10⁻¹² Ciò significa, ad esempio, che 1 km è uguale a 10³ m, mentre 1 nm è uguale a 10⁻⁹ m. Come si applicano i prefissi Il prefisso si moltiplica o divide per l’unità di misura a seconda che si tratti di un multiplo (chilo, mega, giga, ecc.) o di un sottomultiplo (milli, micro, nano, ecc.). Qualche esempio: 1 millisecondo (ms) corrisponde a 10⁻³ secondi (s). 1 gigametro (Gm) equivale a 10⁹ metri (m). Se si deve convertire da un’unità di misura con prefisso a un’altra, occorre utilizzare la relazione fra le potenze di 10. Spesso il modo più pratico è passare all’unità di base e poi risalire al nuovo prefisso, perché in questo modo si evita di commettere errori. Esempi pratici di conversione Dal sistema con prefisso alla base 1 ettogrammo (hg) contiene 10² grammi (g), cioè 100 g. 1 microsecondo (μs) è 10⁻⁶ secondi, cioè 0,000001 s. Dalla base a un sistema con prefisso 1 grammo (g) è 10⁻² hg, perché 1 g è la centesima parte di un ettogrammo. 1 secondo (s) corrisponde a 10⁶ microsecondi (μs). Conversioni complesse con potenze di 10 Nei test a risposta multipla capita di incontrare conversioni in cui è richiesta un’operazione fra potenze di 10 differenti. Se si sa che 10ª × 10^b = 10^(a+b) e che 10ª / 10^b = 10^(a–b), si possono gestire conversioni più ampie. Esempio di conversione tra prefissi molto distanti Si immagini di voler trasformare 2 Gm (gigametri) in pm (picometri). Prima si passa dal gigametro al metro, poi dal metro al picometro: 2 Gm = 2 × 10⁹ m 1 m = 10¹² pm 2 × 10⁹ m = 2 × 10⁹ × 10¹² pm = 2 × 10^(9+12) pm = 2 × 10²¹ pm Ogni passaggio utilizza la definizione del prefisso successivo, così da non perdere il filo del calcolo. Diventa bravo nelle conversioni con TestBuddy! Hai appena scoperto tutti i segreti di multipli e sottomultipli? Non fermarti alla teoria: TestBuddy ti permette di allenarti in modo mirato con esercitazioni personalizzate, simulazioni ufficiali e l’assistente virtuale Buddy sempre pronto ad aiutarti. Semplifica ogni conversione e fai un salto di qualità nella tua preparazione. Prova TestBuddy e scopri le tante altre funzioni che renderanno lo studio più efficace e divertente!

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Unità di misura e grandezze scalari: guida rapida

Nei test di ingresso di molte facoltà scientifiche e tecniche, viene richiesto di riconoscere e misurare diverse grandezze fisiche. Capita spesso di trovare domande su cosa sia una grandezza scalare e su come funzionino le unità di misura. Oggi vediamo, in modo chiaro e accessibile a tutti, cosa bisogna assolutamente sapere per rispondere a queste domande: quali sono le grandezze fondamentali, in cosa consiste il Sistema internazionale e come distinguere le grandezze scalari. Cosa significa misurare una grandezza fisica Quando si effettua una misurazione, si sceglie un’unità di misura (ad esempio, i metri per la lunghezza o i secondi per il tempo) e si verifica quante volte questa unità è contenuta nella grandezza che ci interessa. Se si vuole scoprire la lunghezza di una stanza, per esempio, si può utilizzare il metro; se si desidera sapere quanti secondi dura un video, si utilizza il secondo come riferimento. Grandezze scalari: definizione e caratteristiche Si definisce grandezza scalare ogni grandezza che può essere descritta da un numero (a volte accompagnato dall’unità di misura). Per fare alcuni esempi diversi da quelli solitamente citati: La percentuale di studenti mancini in una classe può essere espressa come un numero puro (ad esempio 10%). Il tempo impiegato a svolgere un esercizio può essere espresso in secondi. La massa di un frutto può essere espressa in chilogrammi o grammi. Ciò che conta è la possibilità di associarla a una sola informazione numerica, eventualmente seguita da un simbolo (s, kg, %), senza bisogno di indicare direzioni o sensi di misura. Le grandezze fondamentali e derivate In fisica ci sono alcune grandezze ritenute fondamentali perché indipendenti l’una dall’altra. Alcuni esempi sono: Lunghezza Massa Tempo Tutte le altre grandezze si chiamano derivate, perché si ottengono a partire dalle fondamentali grazie a semplici operazioni matematiche. Un esempio comune è la velocità, che si ricava dividendo la lunghezza per il tempo (velocità = lunghezza / tempo). Il Sistema internazionale di misura (SI) Per convenzione, si utilizzano sette grandezze fondamentali con le relative unità di misura. Questo sistema è detto SI (o MKS, perché usa metro, chilogrammo e secondo). Ecco la lista delle principali: Lunghezza → metro (m) Massa → chilogrammo (kg) Tempo → secondo (s) Intensità di corrente → ampere (A) Temperatura → kelvin (K) Intensità luminosa → candela (cd) Quantità di sostanza → mole (mol) Grazie a questa base, si possono costruire tutte le altre unità di misura derivate (come i m/s per la velocità, il Newton per la forza e così via). Il sistema CGS e le conversioni Oltre al SI, esiste anche il sistema CGS, che impiega il centimetro (cm) per la lunghezza, il grammo (g) per la massa e il secondo (s) per il tempo. In alcune situazioni, soprattutto in fisica e chimica, ci si potrebbe trovare a dover convertire misure da un sistema all’altro. L’importante è sapere quanti centimetri ci sono in un metro (100 cm = 1 m) o quanti grammi ci sono in un chilogrammo (1000 g = 1 kg), e così via. Una volta capito come avviene la conversione, si può passare velocemente da un sistema di misure all’altro. Esempi pratici di conversioni Se un oggetto pesa 500 g nel sistema CGS, nel SI la sua massa è 0,5 kg. Se un tratto stradale è 250 cm nel sistema CGS, nel SI equivale a 2,5 m. Questi passaggi sono spesso richiesti nei test a crocette, per cui è utile esercitarsi con numeri di varie grandezze e assicurarsi di compiere correttamente le operazioni di moltiplicazione o divisione. Ripassa i tuoi errori Se le conversioni tra grammi e chilogrammi o le unità di misura ti mettono in difficoltà, non preoccuparti! Con TestBuddy puoi ripassare in modo specifico le domande che sbagli più spesso: la funzione “Ripassa i tuoi Errori” ti aiuta a memorizzare per bene ogni formula e ogni passaggio. E c’è molto altro: sessioni veloci quando hai poco tempo, simulazioni d’esame complete e l’analisi dettagliata delle tue prestazioni. Iscriviti a TestBuddy e scopri subito tutti i vantaggi!

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