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Cosa studiare sui Virus, viroidi e prioni: guida per i test di ingresso
Spesso, nei test di ingresso di materie scientifiche, vengono proposte domande incentrate sui virus, in particolare sulla loro struttura, sulle modalità di replicazione e sui diversi cicli che li caratterizzano. Alcuni quesiti chiedono di riconoscere la differenza tra virus a DNA e virus a RNA, o di spiegare come funzionano retrovirus, batteriofagi, viroidi e prioni. Qui si chiarisce una volta per tutte ciò che serve sapere per affrontare esercizi di questo tipo. Struttura dei virus Un virus è un insieme di molecole organiche costituito da un acido nucleico (che può essere DNA o RNA, a filamento singolo o doppio) racchiuso in un rivestimento di natura proteica chiamato capside. I virus non sono in grado di svolgere funzioni metaboliche autonomamente: per replicarsi necessitano di penetrare in una cellula vivente, utilizzandone energia, materie prime e apparato biosintetico. Infezione della cellula ospite e moltiplicazione Un virus riconosce e infetta solo le cellule che presentano sulla superficie specifici recettori compatibili con le proteine del suo capside. Una volta avvenuto il legame: Alcuni virus iniettano nella cellula ospite solo il proprio acido nucleico, lasciando il capside all’esterno. Altri entrano interamente nella cellula, rilasciando l’acido nucleico al suo interno in un secondo momento. Il genoma virale dirige quindi tre operazioni fondamentali: Replicazione del proprio materiale genetico. Produzione delle proteine virali. Autoassemblaggio delle componenti per formare nuove particelle virali. Virus a DNA e virus a RNA Nei virus a DNA, il DNA virale viene duplicato grazie agli enzimi e ai nucleotidi della cellula ospite, e trascritto in mRNA che porterà alla sintesi delle proteine virali. Nei virus a RNA, il meccanismo varia in base all’enzima coinvolto: Alcuni possiedono un’RNA replicasi, che sfrutta l’RNA virale come stampo per produrre nuovo RNA. Altri, chiamati retrovirus, usano l’enzima trascrittasi inversa per creare da RNA un filamento di DNA complementare (cDNA), che verrà poi duplicato fino a formare una doppia elica di DNA in grado di integrarsi nel genoma dell’ospite. Retrovirus e integrazione genomica Quando si parla di retrovirus, è cruciale ricordare che il DNA generato a partire dall’RNA virale si integra nei cromosomi della cellula. Questa forma integrata, talvolta definita provirus, può restare silente o avviare la produzione di nuove particelle virali. Alcune volte l’integrazione può causare mutazioni o alterare l’espressione genica della cellula, con possibili conseguenze patologiche. Un esempio noto è il virus HIV, responsabile dell’AIDS. Viroidi e prioni I viroidi sono molecole di RNA a singolo filamento e di forma circolare, note come agenti patogeni delle piante. Si trasmettono da una pianta all’altra tramite contatto con tessuti infetti o attraverso la discendenza. I prioni, invece, sono particelle proteiche prive di acidi nucleici, responsabili di gravi patologie del sistema nervoso negli animali e nell’uomo. Un esempio è la malattia di Jakob-Creutzfeldt, caratterizzata da degenerazione neuronale irreversibile. Ciclo litico e ciclo lisogenico nei batteriofagi I batteriofagi, o fagi, sono virus che infettano specificamente i batteri. Una volta entrati nella cellula batterica, possono attuare due cicli: Ciclo litico: Il fago si replica in modo da produrre nuovi virioni. Avviene la lisi della cellula, con la fuoriuscita di numerosi fagi. Ciclo lisogenico: Il genoma virale si integra nel cromosoma batterico, divenendo profago. L’acido nucleico virale si duplica con il DNA del batterio a ogni divisione cellulare, senza distruggere l’ospite. In condizioni specifiche (spontanee o indotte, ad esempio da raggi UV), il profago può staccarsi e avviare il ciclo litico. Virus eucariotici e provirus Anche alcuni virus degli eucarioti si inseriscono nei cromosomi dell’ospite. Una volta integrati, vengono definiti provirus. I virus a DNA possono optare per il ciclo litico o lisogeno, a seconda del tipo di cellula. I retrovirus seguono la via della trascrittasi inversa per produrre cDNA da integrare nel genoma. Questa integrazione spesso rimane stabile, sebbene in alcuni casi possa interferire con i processi cellulari. Alcune forme di tumori sono associate a virus che modificano il regolamento genico della cellula, portando a proliferazione incontrollata. Nuovi esempi di infezione e replicazione In alcuni esperimenti, un virus a DNA doppio filamento (diverso dai virus del testo originale) è stato utilizzato per infettare un microrganismo acquatico. Gli scienziati hanno osservato che il virus iniettava solo il DNA all’interno dell’ospite, lasciando il capside aderente alla parete esterna. In un altro caso, un virus a RNA a filamento singolo è stato studiato in colture cellulari di un organismo vegetale: la RNA replicasi del virus era presente nel capside fin dall’inizio dell’infezione e ha avviato la sintesi di nuovo RNA virale subito dopo l’ingresso nella cellula. Domande sui virus per il test Se desideri esercitarti con domande mirate sui virus (ciclo litico, lisogenico, retrovirus e molto altro) o approfondire altri argomenti di biologia molecolare per i test di ammissione, TestBuddy è la piattaforma ideale. 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Reazione Polimerasica a Catena (PCR) nei Test di Ingresso: Cosa Sapere
Nei test di ingresso che trattano argomenti di biologia molecolare, spesso compaiono quesiti sulla PCR (Reazione Polimerasica a Catena). Viene richiesto di spiegare come si possa moltiplicare rapidamente un frammento di DNA e di riconoscere le principali applicazioni di questa tecnica, soprattutto in campo diagnostico, forense e di ricerca. Qui viene illustrato ciò che serve sapere per padroneggiare gli esercizi relativi a questo argomento. Principio di base della PCR La PCR consente di ottenere un numero elevato di copie di un segmento specifico di DNA partendo da un materiale iniziale anche esiguo. È fondamentale conoscere almeno in parte la sequenza nucleotidica del tratto che si desidera amplificare, poiché si devono disegnare due oligonucleotidi (detti primer o “inneschi”) che si leghino alle regioni complementari ai lati del frammento da replicare. Un elemento chiave è l’utilizzo di una DNA polimerasi resistente al calore, capace di lavorare a temperature elevate. Questa polimerasi permette di effettuare numerosi cicli di separazione dei filamenti di DNA (denaturazione) e di successiva sintesi dei nuovi filamenti, producendo così un aumento esponenziale delle copie del tratto di interesse. Vantaggi rispetto ai metodi tradizionali La PCR rappresenta un metodo di clonaggio in vitro che non richiede l’utilizzo di cellule (come avviene invece nel clonaggio tramite vettori plasmidici o virali). Partendo da un singolo filamento di DNA, o comunque da una quantità estremamente ridotta di materiale, si ottiene rapidamente una quantità di DNA amplificato sufficiente per analisi e test successivi. Con le tecniche classiche, sarebbero necessari molti giorni per raggiungere risultati simili. Applicazioni più rilevanti Le domande in sede di test possono concentrarsi su alcune applicazioni classiche della PCR: Amplificare un gene di interesse per studi specifici È possibile ottenere grandi quantità di un gene che si vuole analizzare, magari per caratterizzarne la struttura o per produrre la proteina corrispondente in sistemi di espressione dedicati. Diagnosi precoce di infezioni virali Usando primer complementari a specifiche porzioni del genoma virale, la PCR rileva l’eventuale presenza di una singola copia di RNA o DNA virale. Questo approccio permette di diagnosticare l’infezione in una fase iniziale, quando la quantità di virus è ancora ridottissima. Utilizzo in medicina forense La PCR è impiegata per ottenere il DNA fingerprint di un individuo a partire da campioni minimi, come un capello o una singola cellula. Esistono aree del genoma estremamente variabili che consentono di distinguere con sicurezza un individuo da un altro. Con l’amplificazione di queste regioni, si mettono in evidenza differenze che confermano senza ambiguità l’identità biologica di un campione. Esercizi sulla PCR Se vuoi esercitarti sull’utilizzo della PCR e su altri argomenti fondamentali di biologia molecolare, TestBuddy è la piattaforma ideale. Grazie a migliaia di quesiti ufficiali, simulazioni personalizzate e un assistente virtuale disponibile 24/7, potrai prepararti in modo completo per i test di ammissione, monitorando i tuoi progressi attraverso statistiche dettagliate. Registrati ora e sblocca le funzionalità Premium di TestBuddy per affrontare gli esami con sicurezza e competenza!

Teoria dell’Evoluzione di Darwin per i Test di Ingresso
Spesso, nei test di ingresso su materie scientifiche, compaiono quesiti relativi alla teoria evolutiva di Charles Darwin. Vengono richiesti concetti come il ruolo della variazione all’interno di una popolazione, la competizione per le risorse, la cosiddetta selezione naturale e il processo di speciazione. Qui si chiarisce una volta per tutte ciò che serve sapere per affrontare questo tipo di esercizi. Le basi della teoria di Darwin La teoria elaborata da Charles Darwin parte dal presupposto che gli organismi si riproducono trasmettendo ai discendenti caratteristiche simili alle proprie, ma con variazioni che possono derivare in parte dall’ereditarietà. Questa diversità fra individui rappresenta il punto di partenza su cui agisce la selezione. Sovrapproduzione di discendenti Un secondo aspetto chiave è il fatto che molte specie producono un numero di discendenti superiore a quello che le risorse disponibili riuscirebbero a sostenere. Questa circostanza avvia una competizione continua, poiché non tutti gli individui hanno la stessa probabilità di sopravvivere e riprodursi. Selezione naturale Il destino di ciascun organismo è collegato all’ambiente in cui vive. Alcuni individui possiedono tratti che offrono un vantaggio in un determinato contesto: essi tendono a sopravvivere più a lungo e a riprodursi con più successo. Questo fenomeno è chiamato selezione naturale. Nel tempo, le caratteristiche vantaggiose tendono a diffondersi all’interno della popolazione. Comparsa di nuove specie Con il passare delle generazioni, l’accumularsi dei cambiamenti porta a differenziare in modo significativo un gruppo di organismi da un altro. Questa divergenza può sfociare nella comparsa di nuove specie, specialmente se i gruppi rimangono separati o se l’ambiente esercita pressioni selettive diverse. Esempi supplementari Un gruppo di uccelli in una regione montuosa, con variazioni nella forma del becco, potrebbe scoprire che alcuni individui si nutrono più facilmente di semi molto duri. Questi uccelli, grazie alla variazione iniziale e alla maggior probabilità di sopravvivenza, tendono a tramandare i propri geni, favorendo ulteriormente la diffusione di becchi più robusti. Nel corso di numerose generazioni, la frequenza di questo tratto vantaggioso aumenta e potrebbe portare a una netta distinzione morfologica, fino a definire una popolazione diversa dalle forme originarie. Gliela facciamo vedere a Darwin? Se desideri mettere alla prova le tue conoscenze sulla teoria di Darwin e sul meccanismo della selezione naturale, oltre a perfezionare la tua preparazione in vista dei test di ammissione, TestBuddy è la piattaforma che fa per te. Migliaia di quesiti ufficiali, simulazioni mirate e un assistente virtuale attivo 24/7 ti consentiranno di allenarti in modo personalizzato e di monitorare costantemente i tuoi progressi. Registrati ora e sblocca le funzionalità Premium per affrontare con sicurezza i test di ingresso su materie scientifiche e raggiungere i tuoi obiettivi!

Piante e loro classificazione: Guida per i Test di Ammissione
Spesso, nei test a crocette in ambito biologico, compaiono quesiti sulle piante e sulle loro peculiarità: la struttura del corpo vegetale, la classificazione in base ai sistemi di trasporto, le caratteristiche riproduttive e il ruolo della fotosintesi sono argomenti da conoscere per rispondere correttamente. Qui viene illustrato ciò che occorre padroneggiare per affrontare domande di questo tipo. Le piante: caratteristiche generali Le piante sono organismi autotrofi pluricellulari che realizzano la sintesi di molecole organiche (come i carboidrati) a partire da anidride carbonica e acqua, attraverso la fotosintesi. Utilizzano inoltre sali minerali e possiedono una parete cellulare attorno alle loro cellule vegetali. I loro pigmenti fotosintetici principali includono clorofilla a, clorofilla b e carotenoidi, mentre la riserva energetica si basa soprattutto sull’amido. In ogni ecosistema, svolgono il ruolo di produttori, fornendo materia organica ad altri organismi. Classificazione del regno vegetale Le piante si distinguono in piante vascolari e piante non vascolari, dette anche tracheofite o cormofite le prime, e briofite le seconde. Briofite (piante non vascolari) Le briofite comprendono organismi come i muschi, che vivono in ambienti umidi e ombrosi, poiché non dispongono di strutture di trasporto interne e si presentano con un corpo a tallo. Tracheofite (piante vascolari) Le tracheofite possiedono vasi specializzati per il trasporto di acqua e soluti in tutta la pianta. Grazie alla presenza di radici, all’epidermide protettiva e al sistema vascolare (xilema e floema), sono perfettamente adattate alla vita terrestre. Le tracheofite si distinguono in: Pteridofite: si riproducono per spore. Esempi noti sono varie specie di felci. Spermatofite: producono semi, contenenti l’embrione e i tessuti nutritivi. Gimnosperme: l’ovulo è scoperto e si trova su squame disposte a formare i coni. Non avendo un ovario che lo avvolge, non possono formare un frutto. L’impollinazione è solitamente affidata al vento. Angiosperme: l’ovulo è racchiuso nell’ovario, che dopo la fecondazione diventa frutto. Si riproducono grazie a un fiore specializzato e di norma sfruttano l’impollinazione entomofila (effettuata dagli insetti). Sono suddivise in monocotiledoni (con un unico cotiledone) e dicotiledoni (con due cotiledoni). Struttura della pianta superiore Le piante vascolari presentano un corpo (detto cormo) formato da radice, fusto e foglie. Radici Le radici ancorano la pianta al terreno e assorbono acqua e sali minerali, trasportandoli verso il fusto. Attraverso i peli radicali, le radici incrementano notevolmente la superficie assorbente. Alcune piante stabiliscono simbiosi con funghi, formando micorrize: le ife fungine cedono sali minerali alla pianta, ricevendo in cambio zuccheri e altre sostanze prodotte dalla fotosintesi. Fusto Il fusto ha funzione di sostegno e collega l’apparato radicale alle foglie, trasportando la linfa. I vasi dello xilema convogliano l’acqua e i sali minerali (detti linfa grezza) verso le foglie, mentre i vasi del floema trasferiscono i prodotti della fotosintesi (linfa elaborata) in tutto l’organismo vegetale. Foglie Le foglie si sviluppano come appendici laterali del fusto. Il loro compito principale è la fotosintesi, processo che consente di organicare l’anidride carbonica. Dalle foglie fuoriesce la maggior parte dell’acqua assorbita dalle radici, grazie alla traspirazione. Il seme Nel seme è contenuto l’embrione in stato di quiescenza, circondato da involucri protettivi. L’embrione possiede già radichetta, fusticino e cotiledoni. Prima della disseminazione, la pianta genitrice fornisce riserve di carboidrati, lipidi e proteine necessarie alla germinazione. La germinazione avviene quando l’embrione trova le condizioni ambientali adatte; in genere si verifica dopo un periodo di dormienza. Riproduzione delle piante superiori Le piante possono moltiplicarsi in modo vegetativo (asessuato) oppure tramite riproduzione sessuata, che comprende la formazione dei gameti e la fecondazione: Riproduzione vegetativa: da un frammento di fusto o da radici tagliate può originarsi una nuova pianta, identica a quella di partenza. Riproduzione sessuata: il fiore è l’organo che contiene la parte maschile (gli stami, con l’antera e il polline) e quella femminile (l’ovario, dove si forma la cellula uovo). Il polline raggiunge lo stigma di un altro fiore (o dello stesso, in alcune specie) attraverso l’impollinazione. Successivamente, il tubetto pollinico veicola il gamete maschile verso il gamete femminile, consentendo la fecondazione. Alternanza di generazioni Le piante presentano un ciclo biologico con una fase aploide (detta gametofito) e una fase diploide (detta sporofito). Nelle piante più evolute, la parte aploide è assai ridotta, mentre nelle forme più primitive (come i muschi) è la fase dominante. Esercizi sulle piante Se desideri allenarti su questi concetti di botanica e su molti altri argomenti frequenti nei test di ammissione, TestBuddy è la piattaforma ideale. Metti alla prova le tue conoscenze con migliaia di quesiti ufficiali e simulazioni realistiche, tenendo sempre sotto controllo i tuoi progressi tramite statistiche dettagliate. Inoltre, l’assistente virtuale basato su IA è disponibile 24/7 per fornirti chiarimenti e consigli di studio. Registrati ora e sblocca le funzionalità Premium per prepararti ai test con la massima efficacia!

Fisiologia animale: digestione, respirazione e quiz
Capita di vedere nei test a crocette domande su come gli animali svolgono funzioni fondamentali quali nutrizione, respirazione, circolazione, locomozione ed eliminazione dei rifiuti. Spesso vengono chiesti i concetti di apparato digerente, sistemi respiratori, tipi di scheletro e osmoregolazione. Qui viene spiegato una volta per tutte ciò che serve per rispondere correttamente a quesiti su queste tematiche. Nutrizione Gli animali introducono sostanze organiche e inorganiche dall’esterno per soddisfare il bisogno di energia e di materiali per costruire nuove molecole. Questo avviene attraverso due step essenziali: la digestione, che spezza le macromolecole in componenti più semplici, e l’assorbimento, che trasferisce questi componenti nelle cellule. Organismi unicellulari Negli organismi unicellulari, i frammenti di cibo entrano nella cellula tramite fagocitosi o attraverso piccole strutture simili a “bocche” (come il citostoma in alcuni protozoi). Il materiale viene poi scomposto all’interno di un vacuolo digestivo, i cui prodotti vengono trasferiti nel citoplasma. Apparato digerente a una sola apertura Alcuni animali semplici, come certe forme acquatiche, dispongono di un solo orifizio per l’ingresso del cibo e l’espulsione dei rifiuti. Il tratto digestivo, in questo caso, non riesce a completare la digestione in maniera molto efficiente, così una parte del processo si svolge direttamente all’interno delle cellule. Apparato digerente a due aperture La maggior parte degli animali evoluti possiede un canale gastrointestinale con bocca e ano, spesso suddiviso in compartimenti specializzati. In genere si incontrano un esofago, che può avere espansioni per accumulare cibo (gozzo negli uccelli), poi un organo muscoloso denominato ventriglio in insetti e uccelli o stomaco nei mammiferi, che avvia la digestione meccanica e rilascia alcuni enzimi. Segue l’intestino, dove avviene la digestione chimica e l’assorbimento delle sostanze nutritive. Qui spesso partecipano microrganismi simbionti. Nella parte terminale viene riassorbita l’acqua, e ciò che non viene digerito si trasforma in feci. Le differenze tra i vari apparati digerenti dipendono dal tipo di cibo. Gli erbivori hanno tratti intestinali più lunghi e articolati, per degradare le fibre vegetali. Alcuni animali che si nutrono di liquidi molto ricchi di molecole semplici (per esempio succhi vegetali o sangue) hanno invece un canale digerente più breve. Respirazione Molti animali richiedono ossigeno. Nei minuscoli organismi unicellulari e in alcuni pluricellulari di piccole dimensioni, il gas si diffonde attraverso la membrana plasmatica o la cute. In animali di dimensioni maggiori, la respirazione avviene con organi specializzati, un apparato circolatorio che trasporta i gas e la presenza di molecole che si legano a ossigeno o anidride carbonica. Branchie In ambiente acquatico, strutture estroflesse come branchie a filamenti o lamelle, attraversate da abbondanti vasi sanguigni, consentono l’assorbimento di una grande quantità di ossigeno. Polmoni Negli animali terrestri, i polmoni si sviluppano all’interno del corpo per ridurre la perdita di acqua. La ricchezza di alveoli aumenta l’area di scambio, mentre la circolazione sanguigna porta l’ossigeno alle cellule. Trachee In insetti e aracnidi, un sistema di trachee permette all’aria di raggiungere i tessuti. L’aria entra da piccole aperture sulla superficie corporea, chiamate stigmi, per poi diramarsi in canali che si estendono in tutto il corpo. Trasporto di gas e nutrienti Gli organismi più semplici fanno circolare fluidi lungo il corpo in modo elementare. Gli animali più complessi impiegano due schemi principali: sistema circolatorio aperto o chiuso. Sistema circolatorio aperto In animali come molluschi e artropodi, il fluido circolatorio (l’emolinfa) viene spinto da un cuore rudimentale in grandi lacune a contatto con gli organi. Poi il fluido viene raccolto e ricondotto al cuore. Sistema circolatorio chiuso Nei vertebrati e in alcuni molluschi si trova un sistema in cui il sangue rimane sempre nei vasi. Lo scambio di sostanze con i tessuti avviene attraverso il liquido interstiziale. Questa soluzione è più efficace negli animali di maggior mole e con elevati consumi energetici, perché permette un flusso sanguigno regolabile e più rapido. Movimento Il movimento richiede elementi di sostegno (scheletro) e muscoli in grado di contrarsi. Questa combinazione prende il nome di apparato locomotore. Scheletro idrostatico In alcuni animali, come certi invertebrati, cavità interne piene di liquidi conferiscono rigidità al corpo, consentendo la locomozione. Esoscheletro In altri casi, per esempio negli artropodi, l’esoscheletro esterno di chitina o carbonato di calcio fornisce protezione e supporto. I muscoli si attaccano all’interno dell’esoscheletro. La crescita dell’animale richiede diverse mute, poiché l’esoscheletro non si espande in modo continuo. Endoscheletro Nei vertebrati, l’endoscheletro è interno e sorregge i muscoli all’esterno. La protezione viene assicurata dal tessuto tegumentario (pelle e ghiandole). Eliminazione dei rifiuti e osmoregolazione Gli animali gestiscono la quantità di acqua e sali e rimuovono i composti azotati di scarto derivanti dalla demolizione delle proteine. L’ammoniaca (NH3) è tossica e va eliminata o convertita in sostanze meno pericolose. Strategie Negli ambienti acquatici, alcuni organismi rilasciano ammoniaca direttamente nell’acqua. Altri, soprattutto terrestri, la convertono in acido urico (insetti, uccelli e rettili) o in urea (mammiferi e altri animali terrestri) per evitare grosse perdite idriche. Apparati escretori I sistemi di escrezione possono variare: Cellule a fiamma nei platelminti. Nefridi semplici negli anellidi, che filtrano liquidi e rilasciano scarti. Tubuli di Malpighi negli insetti, che riversano scorie nell’intestino. Reni nei vertebrati, formati da numerosi nefroni. In alcuni animali, i rifiuti solidi e liquidi convergono in un’unica struttura (cloaca), mentre in altri la vescica raccoglie l’urina prima dello smaltimento. Specie marine che ingeriscono elevate concentrazioni di sale usano ghiandole speciali per espellere gli eccessi. Mettiti alla prova! Se vuoi verificare quanto hai appreso sull’anatomia e la fisiologia animale, nonché su tanti altri argomenti spesso presenti nei test di ingresso, TestBuddy è la piattaforma perfetta per te. 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Ecologia e dinamiche degli ecosistemi: Teoria per il test di ingresso
È comune trovare domande dedicate all’ecologia e alle sue definizioni nei test di ingresso di varie materie. In questi esercizi, vengono spesso richieste informazioni riguardo la struttura degli ecosistemi, i rapporti tra le specie e la circolazione della materia. Qui ci concentriamo sugli aspetti fondamentali per rispondere a quesiti a crocette, mettendo in evidenza i concetti chiave. Spesso i test includono quiz su popolazioni, catene alimentari, cicli biogeochimici e altre nozioni che illustreremo, così da chiarire cosa sia davvero importante sapere. Cosa si intende per Ecologia e concetti di base La scienza ecologica esamina la relazione tra organismi viventi e ambiente, affrontando temi come la distribuzione delle specie, le condizioni di vita e i fattori fisici e biologici che incidono su ogni forma di vita. Ecosistema: rappresenta un’unità funzionale composta da una comunità biologica (o biocenosi) e dal biotopo in cui essa si sviluppa. Popolazione: indica un insieme di individui della stessa specie, localizzati nella stessa zona e nello stesso periodo. Comunità (biocenosi): include tutti i gruppi di animali e vegetali (e non solo) che convivono in un’area definita. Se ci si focalizza sui soli animali, si parla di zoocenosi, mentre le piante costituiscono la fitocenosi. Biotopo: è lo spazio fisico in cui una comunità si insedia. Habitat: luogo in cui una specie specifica riesce a svilupparsi e riprodursi. Nicchia ecologica: descrive la funzione di una popolazione nell’insieme dell’ecosistema. Comprende interazioni, preferenze ambientali, risorse utilizzate e ruolo trofico. Bioma: aggregato di ecosistemi che contraddistinguono vaste aree della Terra, identificabili in base al tipo di vegetazione principale e al clima. I biomi più noti (come tundra, taiga, deserto, foresta pluviale e così via) mostrano adattamenti vegetali simili in aree anche molto distanti, purché con condizioni ecologiche paragonabili. Biosfera: l’intero insieme di ambienti terrestri, acquatici e atmosferici in cui vivono gli organismi. Alcuni esempi di biomi in sintesi diversa Tundra: prevalgono muschi, licheni ed erbe di taglia bassa; spesso presente in zone sub-polari. Taiga (foresta boreale): dominata da conifere e caratterizzata da inverni lunghi. Foresta decidua (a latifoglie): molte piante caducifoglie, in regioni con variazioni stagionali marcate. Foresta pluviale: vegetazione sempreverde in ambienti molto umidi. Prateria: erbacee come graminacee, dove le precipitazioni non bastano a sostenere una foresta. Deserto: scarse o nulle precipitazioni, con vegetazione ridotta e adattata alla carenza d’acqua. Catene alimentari, reti trofiche ed energia Molti test includono quesiti su catene alimentari e livelli trofici. È importante ricordare che: Una catena alimentare descrive il passaggio di energia e nutrienti dagli organismi autotrofi (detti produttori) ai consumatori (erbivori, carnivori ecc.), fino ai decompositori. I produttori sfruttano composti inorganici (e la luce solare, quando parliamo di piante fotosintetiche) per sintetizzare molecole organiche. I consumatori primari (erbivori) si nutrono dei produttori; i consumatori secondari e terziari (carnivori) si alimentano di animali di ordine trofico inferiore. I decompositori (batteri, funghi e altri organismi) riciclano il materiale organico morto, restituendo composti semplici all’ambiente. Poiché ogni specie può essere preda o predatrice di più organismi, si formano reti alimentari più complesse di una semplice catena. L’energia diminuisce progressivamente a ogni passaggio trofico, spesso con perdite medie del 90% al livello successivo, visibili nella piramide dell’energia. Man mano che si sale, si riducono anche la biomassa e il numero di individui. Come circola la materia: i cicli biogeochimici Quando si studiano cicli del carbonio, azoto e fosforo, i quiz a crocette tendono a verificare se il candidato sa come questi elementi passano dalla componente abiotica (aria, acqua, suolo) a quella biotica (produttori, consumatori, decompositori) e viceversa. Ciclo del carbonio La CO₂ atmosferica viene assorbita dalle piante (terrestri e acquatiche) per la fotosintesi. Gli organismi immagazzinano il carbonio, che viene liberato nuovamente come CO₂ per effetto di respirazione, fermentazione, decomposizione e combustione. Il carbonato di calcio di alghe o gusci animali sul fondo marino può trasformarsi in rocce calcaree, che restituiscono CO₂ all’atmosfera, ad esempio durante eruzioni vulcaniche. Ciclo del fosforo Il fosforo affiora nel terreno e nelle acque grazie al dissolvimento delle rocce che lo contengono. Le piante assorbono composti fosfati e li trasferiscono agli erbivori e poi ai carnivori. Le escrezioni e i resti organici rilasciano fosforo nell’ambiente, dove i batteri riconvertono il fosforo organico in fosfati. Una quota rilevante di fosforo può sedimentare sui fondali marini, tornando disponibile in tempi molto lunghi. Ciclo dell’azoto Le piante assorbono azoto in forma di nitrati (NO₃⁻) e lo incorporano in molecole organiche come amminoacidi. Gli organismi decompositori convertono l’azoto organico in ammoniaca (NH₃), in un passaggio chiamato ammonificazione. I batteri specializzati svolgono la nitrificazione, ossidando l’ammoniaca a nitriti (NO₂⁻) e poi a nitrati (NO₃⁻). Alcuni batteri possono fissare l’azoto atmosferico (N₂), trasformandolo in azoto organico sfruttabile dalle piante. I processi di denitrificazione chiudono il ciclo, convertendo i nitrati in N₂ rilasciato nuovamente nell’atmosfera. Fattori ambientali e limitanti Ogni fattore ecologico (come temperatura, luce, disponibilità idrica, nutrienti chimici, competizione biologica) può condizionare la crescita di una popolazione. Quando un fattore è particolarmente scarso o elevato, diventa un fattore limitante. La luce è spesso limitante per le piante. La quantità di ossigeno nell’acqua può limitare gli animali acquatici. Azoto e fosforo sono fra i fattori che più frequentemente condizionano la produttività vegetale. Secondo la legge del minimo (o di Liebig), il fattore presente in quantità meno favorevole restringe la crescita della popolazione più degli altri. Inoltre, un fattore può risultare negativo anche se presente in eccesso. La valenza ecologica indica la tolleranza di una specie alle fluttuazioni dei vari fattori ambientali. Alcune specie (euriece) tollerano range molto ampi, altre (stenoecie) sopravvivono solo in condizioni ben determinate. Crescita delle popolazioni Il potenziale biotico è il massimo tasso di incremento di una popolazione se non esistessero limiti ambientali. In natura, però, i fattori limitanti frenano l’espansione numerica. Nei grafici che descrivono l’aumento degli individui nel tempo si osserva inizialmente una crescita accelerata, poi un rallentamento, fino a stabilizzarsi su un massimo chiamato capacità portante. Quando si raggiunge questo equilibrio, il tasso di natalità bilancia il tasso di mortalità. Interazioni tra specie Competizione La competizione si verifica quando due gruppi di organismi condividono la stessa risorsa. È un rapporto negativo per entrambe le specie, poiché ciascuna limita l’altra. Se riguarda esemplari della stessa specie si parla di competizione intraspecifica; se coinvolge specie diverse, si parla di competizione interspecifica. Il principio di esclusione competitiva afferma che due specie con la medesima nicchia ecologica non riescono a coesistere stabilmente sullo stesso territorio. Predazione La predazione è il processo mediante cui un individuo (predatore) uccide e consuma un altro organismo (preda). È un fattore di selezione importante e contribuisce a regolare le popolazioni coinvolte. Parassitismo Il parassita vive sull’ospite o al suo interno, traendo nutrimento a spese di quest’ultimo. È un meccanismo simile alla predazione, ma spesso l’ospite rimane in vita a lungo, fornendo risorse al parassita. Simbiosi Esistono rapporti positivi che avvantaggiano almeno una delle specie: Commensalismo: una specie trae beneficio, l’altra non subisce né danno né vantaggio. Mutualismo: entrambi i soggetti traggono un beneficio reciproco. Può essere obbligatorio (le due specie non sopravvivono separate) o facoltativo (cooperano, ma possono anche vivere indipendentemente). Alterazioni ambientali e inquinamento I fenomeni di inquinamento sono spesso oggetto di domande mirate nei test, perché richiedono di saper collegare il comportamento umano agli effetti sull’ambiente: Effetto serra: l’anidride carbonica (e altri gas serra) trattiene radiazioni infrarosse emesse dalla Terra, riscaldando l’atmosfera. L’eccesso di CO₂ immessa dalle attività umane contribuisce a cambiamenti climatici preoccupanti. Buco nell’ozono: si osserva una riduzione dell’ozonosfera (lo strato di ozono atmosferico) per via di sostanze come i CFC, alterando la protezione dai raggi ultravioletti. Piogge acide: l’emissione di ossidi di zolfo e di azoto da attività industriali e mezzi di trasporto abbassa il pH delle precipitazioni, danneggiando foreste, ambienti acquatici e monumenti. Eutrofizzazione: l’eccessiva presenza di nitrati e fosfati nelle acque innesca una crescita eccessiva di alghe e piante, portando a squilibri e riduzione di ossigeno disponibile per la fauna. Pesticidi e biocidi: sono sostanze chimiche usate per controllare parassiti vegetali e animali, ma possono risultare tossiche e persino cancerogene. Alcuni composti, come il DDT, si bioaccumulano lungo la catena alimentare, raggiungendo concentrazioni molto alte nei predatori apicali. Sostanze non biodegradabili: se non possono essere decomposte dai comuni processi naturali, si accumulano nei tessuti degli organismi e passano da un livello trofico all’altro con effetti nocivi crescenti. Mettiti alla prova! Se desideri mettere in pratica i concetti di ecologia e tutte le altre materie che possono apparire nei test di ammissione, TestBuddy è la piattaforma ideale per te. Grazie a migliaia di quesiti ufficiali, simulazioni realistiche e un assistente virtuale attivo 24/7, potrai approfondire in modo mirato la tua preparazione e monitorare costantemente i tuoi progressi. Registrati subito per sbloccare le funzionalità Premium e affrontare le prove di ammissione con la massima sicurezza!

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