Stai cercando di capire se vale la pena investire dei soldi per impugnare il test di Medicina? Ti chiedi perché c’è chi parla di poche decine di euro mentre altri citano cifre a quattro zeri?
In questo articolo metto in fila, con la franchezza di un amico che si è già tolto il peso del quiz, tutto ciò che serve sapere su prezzi, voci di spesa nascoste e probabilità di rientrare dell’investimento.
Perché i costi oscillano così tanto
Il ricorso non è un prodotto “taglia unica”.
La spesa dipende da tre fattori chiave:
- Tipo di azione: individuale o collettiva.
- Professionista scelto: grosse boutique legali, studio di nicchia o sindacato studentesco.
- Ampiezza del gruppo: più ricorrenti, parcella pro-capite più bassa.
Su ogni pratica pesa inoltre il contributo unificato – un’imposta fissa di circa 650 € – che va versata al tribunale amministrativo prima ancora di iniziare la battaglia.
I tre “listini” più diffusi
- Ricorso individuale.La formula “one-to-one” garantisce massima cura del dettaglio, ma si paga cara: tra 2 000 € e 4 000 € tutto compreso. Una parte copre le spese vive (imposta, notifiche, marca da bollo), il resto è onorario del legale. Alcuni studi offrono pacchetti “chiavi in mano” sui 2 500 €, altri sfiorano i 4 000 € se includono eventuale appello al Consiglio di Stato.
- Ricorso collettivo con studio privato.Qui la parcella viene spalmata su decine o centinaia di studenti; scende a 200-500 € a testa. Il rovescio della medaglia è che il tribunale, di recente, guarda con sospetto i maxi-ricorsi eterogenei: nel 2024 il Consiglio di Stato ha bocciato in blocco un’azione di 400 candidati perché “troppo diversi tra loro”.
- Ricorso “low-cost” promosso da associazioni studentesche (UDU & Co.).Quota simbolica: spesso 10 € per aderente, talvolta persino gratis. Funziona se il sindacato punta su un vizio macroscopico (anonimato o domanda errata per tutti). Il singolo, però, ha zero personalizzazione e si ritrova appeso alle sorti collettive.
Ma quanto ci guadagni (o ci perdi) davvero?
Nelle annate d’oro – 2014-2016 – le ammissioni extra superarono le 6-9 mila unità, e il costo medio di un ricorso (1 000 € circa) sembrava un affare.
Negli ultimi anni la musica è cambiata: nel 2019, su oltre 50 000 esclusi, appena 1 660 hanno recuperato il posto (circa il 3 %).
In termini di rischio-vincita significa che, statisticamente, è più facile pagare e non entrare che il contrario.
Aggiungi il fattore tempo: la sospensiva può arrivare in pochi mesi, ma la sentenza definitiva slitta anche di due-tre anni.
Se il giudice ti toglie la riserva a giochi fatti, hai perso denaro e – soprattutto – semestri di studio.
Costi nascosti di cui tenere conto
- Spese d’appello: se il TAR respinge, per salire al Consiglio di Stato servono altri 1 000-1 500 € e nuovi bollettini.
- Trasferte e notifiche: piccole somme (50-150 €) che si sommano strada facendo.
- Stress emotivo: vivere “con riserva” significa frequentare lezioni senza la certezza di poter verbalizzare gli esami.
Strategie per limitare la spesa (senza farsi illusioni)
- Screening gratuito del caso. Molti studi offrono valutazioni preliminari senza impegno: approfittane per capire se hai davvero un vizio da far valere.
- Soglia di punteggio. Se sei a margine della graduatoria, hai più chance di rientrare con pochi punti recuperati; se sei lontano, la causa sarà tutta in salita.
- Evita il “ricorso emotivo”. Diffida delle pubblicità-banner “ricorso garantito”: nessun avvocato serio promette la vittoria.