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Costi e opportunità dopo il test di Professioni Sanitarie

Scopri costi, tasse e borse di studio per i corsi di Professioni Sanitarie 2025, le differenze tra atenei e come prepararti al test con TestBuddy.

Oggi vediamo insieme quanto costa prepararsi e frequentare i corsi di Professioni Sanitarie, come cambiano le spese tra università pubbliche e private, quali sono le borse di studio disponibili, dove si può studiare ogni disciplina in Italia, e cosa fare se non si supera il test al primo tentativo.
Capiremo anche come pianificare un budget completo, dall’iscrizione fino all’alloggio, con riferimenti chiari ai documenti ministeriali ufficiali da cui derivano tutte le informazioni, come il decreto pubblicato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e i relativi bandi di ateneo.

Quanto costa prepararsi al Professioni Sanitarie

Per chi si prepara al test, il primo costo concreto è quello della preparazione. Il test, stabilito dal decreto ministeriale ufficiale, è identico in tutta Italia e composto da 60 domande in 100 minuti su competenze di lettura, logica, biologia, chimica, fisica e matematica.

Prepararsi da soli può sembrare la strada più economica, ma richiede una guida chiara e una struttura che rispetti la prova ufficiale.
Per questo molti studenti oggi si affidano a piattaforme digitali che simulano il test ministeriale in ogni dettaglio, aiutando a gestire il tempo e a individuare i punti deboli.

Con TestBuddy, ad esempio, si può studiare tutto il programma ministeriale con esercizi mirati e simulazioni complete, uguali per struttura e punteggi a quelle del giorno dell’esame. Ogni sessione produce un report personalizzato con il punteggio e le aree da potenziare, così da impostare un percorso su misura senza perdere tempo in materiali dispersivi.

Pubbliche e private: differenze di costo e servizi

Una volta superato il test, le spese cambiano molto a seconda del tipo di università.
Le università pubbliche applicano tasse proporzionali al reddito familiare (ISEE) con una “no tax area” fino a 22.000 euro, che consente a molti studenti di pagare solo la tassa regionale per il diritto allo studio (circa 140 euro in media).

Le università private invece stabiliscono autonomamente le proprie rette, spesso più alte ma con servizi aggiuntivi come residenze universitarie, tutorato costante e piattaforme didattiche dedicate. Alcune organizzano anche test di ammissione in date diverse rispetto a quelle nazionali, per permettere più tentativi di ingresso.

Ogni ateneo pubblica ogni anno il proprio bando di ammissione, con quote d’iscrizione, scadenze e modalità di pagamento. È importante leggere attentamente i dettagli perché possono cambiare da un’università all’altra.

Costi di ammissione e tasse universitarie

Per sostenere la prova di ammissione, è sempre previsto un contributo di partecipazione, che varia in media dai 30 ai 100 euro a seconda dell’ateneo.
Negli atenei pubblici, il test è gestito centralmente ma ogni università stabilisce le scadenze e i propri regolamenti.

Dopo l’ammissione, le tasse universitarie si pagano in rate, con importi calcolati in base all’ISEE. In molti casi, chi rientra nella no tax area o ottiene una borsa di studio regionale può essere esentato dal pagamento della maggior parte dei contributi.

Negli atenei privati, invece, le rette sono fisse o divise per fasce di reddito, ma vanno da 3.000 a oltre 10.000 euro l’anno, spesso con servizi aggiuntivi inclusi. È bene verificare anche eventuali agevolazioni interne e borse di merito per studenti con punteggi alti al test.

Borse di studio e agevolazioni economiche

Ogni Regione italiana offre borse di studio, posti alloggio, contributi affitto e mensa agevolata tramite gli enti regionali per il diritto allo studio.
Le domande si fanno online nei mesi estivi, prima dell’immatricolazione, e richiedono l’ISEE aggiornato.

Ad esempio:

  • Nel Lazio il bando DiSCo prevede ogni anno borse con prima rata erogata già in autunno.
  • In Piemonte l’EDISU gestisce borse e alloggi universitari, con domande entro settembre.
  • In Emilia-Romagna l’ente ER.GO apre le candidature a luglio e chiude a inizio settembre.
  • In Toscana il DSU Toscana accoglie le richieste entro i primi di settembre, includendo contributi per vitto e alloggio.

Anche chi frequenta università private può accedere a borse regionali o interne, purché l’ateneo sia legalmente riconosciuto. Conviene controllare le date di scadenza ogni anno e salvare una copia della domanda per eventuali controlli successivi.

Dove studiare in Italia

Le Professioni Sanitarie sono suddivise in quattro classi di laurea:

  • L/SNT1 (Infermieristica e Ostetricia)
  • L/SNT2 (Riabilitazione)
  • L/SNT3 (Professioni Tecniche)
  • L/SNT4 (Prevenzione)

Ogni classe comprende diverse discipline: ad esempio, Fisioterapia rientra nella classe L/SNT2, mentre Tecniche di Radiologia è nella L/SNT3.

Per sapere dove si può studiare una disciplina, basta consultare il portale ufficiale Universitaly, che mostra tutti gli atenei e le sedi con corsi attivi, posti disponibili e lingua d’erogazione.
In alternativa, i decreti ministeriali di riparto posti elencano ogni anno i numeri esatti di posti per ateneo, distinguendo candidati italiani, europei e non europei.

Alternative e piani B se non si passa

Non superare il test non significa dover rinunciare. Ogni anno c’è la possibilità di riprovare, rivedendo la propria strategia e ricominciando con una preparazione più mirata.

Chi non riesce ad entrare può iscriversi a corsi affini a libero accesso (come Scienze Biologiche o Chimica), per poi chiedere il riconoscimento dei crediti nel caso di futura ammissione.
Altri scelgono percorsi sanitari in università estere, ricordando però che per esercitare in Italia serve sempre il riconoscimento del titolo presso il Ministero della Salute.

Il modo più intelligente per sfruttare l’anno successivo è analizzare gli errori e ripartire con un piano personalizzato. Con TestBuddy, ad esempio, si possono creare simulazioni ministeriali identiche all’esame ufficiale e tracciare nel tempo i miglioramenti su ogni materia. È un metodo che permette di vedere i progressi con dati reali e ridurre l’ansia, concentrandosi solo su ciò che serve per passare.

Come pianificare il budget

Pianificare il proprio budget universitario significa considerare non solo le tasse e il test, ma anche tutte le spese accessorie: trasporti, alloggio, materiali di studio e vita quotidiana.

Una stanza singola nelle principali città universitarie costa in media 300–450 euro al mese, a cui si aggiungono spese per alimenti, abbonamenti ai mezzi pubblici e utenze.
Molte regioni offrono residenze universitarie o contributi affitto per ridurre questi costi, ma le domande devono essere presentate nei tempi previsti dai bandi.

Per i materiali, è utile investire in strumenti di studio efficienti: una buona piattaforma digitale come TestBuddy sostituisce manuali costosi e corsi dispersivi, riunendo in un’unica app esercizi, simulazioni e monitoraggio dei risultati.

Organizzarsi in anticipo, sapere le date dei bandi e simulare la prova con continuità consente di ridurre lo stress e pianificare con sicurezza anche la parte economica.