Hai appena scoperto di non essere entrato a Medicina e stai digitando freneticamente “fare ricorso test medicina conviene?” o “quanto costa ricorso tar medicina” su Google?
Ti capisco: ci sono passato anch’io e so quanto sia facile perdersi tra cifre, sentenze e promesse lampo di studi legali.
In questo post, senza giri di parole, ti propongo quattro domande-chiave che puoi farti adesso per decidere se investire tempo e denaro in un ricorso vale davvero la candela.
1. Ho individuato un vizio concreto nella mia prova?
La storia dei ricorsi insegna una cosa: senza irregolarità documentabili il TAR oggi difficilmente apre le porte.
Funzionavano i maxi-ricorsi quando nel 2014 esplosero plichi manomessi e anonimato violato; oggi la linea dei giudici è più severa.
Domande stampate male, buste sigillate in ritardo, dati personali esposti sul banco: se nulla di tutto questo ti riguarda, la probabilità di vittoria scende parecchio.
2. Quanto sono distante dalla soglia di ammissione?
Gli avvocati lo dicono sottovoce ma lo sanno tutti: se sei rimasto di pochi punti fuori graduatoria, basta un quesito annullato o una correzione formale per farti salire.
Se invece hai 15-20 punti di gap, anche una sentenza favorevole potrebbe non bastare: il TAR non riscrive la classifica, la aggiusta.
Più sei vicino, più il ricorso diventa un investimento sensato.
3. Posso permettermi il costo (…e il tempo)?
Sul fronte spese, la forchetta è ampia: 2-4 mila euro per un ricorso individuale “su misura”, 200-500 euro se ti aggrega uno studio privato, fino ai 10 euro simbolici delle associazioni studentesche.
A questo va sommato il contributo unificato da circa 650 €. In media, negli ultimi anni solo il 3 % circa degli esclusi è rientrato via ricorso: un rischio d’impresa da valutare a mente fredda.
Ricorda anche i tempi: la sospensiva cautelare può arrivare in pochi mesi, ma la sentenza definitiva slitta spesso oltre l’anno accademico seguente.
Sei pronto a studiare “con riserva”, sapendo che tutto potrebbe saltare?
4. Qual è il mio piano B se il ricorso va storto?
Fare ricorso non ti esonera dall’avere un’alternativa: iscriversi a Biotecnologie per non perdere tempo, riprovare il test l’anno dopo, valutare un ateneo estero o una laurea affine.
Mettere nero su bianco un piano B riduce l’ansia, chiarisce quanto puoi “permetterti” un esito negativo e, paradossalmente, rende più lucida la decisione di tentare (o meno) il TAR.
In sintesi
Se riesci a rispondere “sì” a vizio concreto e punteggio vicino, e il tuo budget regge, il ricorso è una carta che può cambiarti la vita lo dimostrano le migliaia di studenti ammessi nel biennio 2014-16.
Se invece i “no” superano i “sì”, forse è il momento di concentrare energie sul prossimo test o su un percorso alternativo.
Qualunque scelta farai, l’importante è che sia informata, realistica e libera da illusioni-spot.